“Psicologi con i migranti”. Questo è il titolo del documento che oltre 200 psicologi siciliani hanno stilato nei giorni scorsi, rimarcando la posizione presa dal loro Ordine professionale.
Si tratta di un comunicato estremamente critico nei confronti del Decreto Sicurezza elaborato dal Ministro dell’Interno Matteo Salvini, a cui contrappone una gestione del fenomeno migratorio improntata alla solidarietà e all’umanità.
Nel testo si evidenzia come il contenuto del decreto che penalizza i richiedenti asilo sia in palese contraddizione con i principi costituzionali e contro i valori a cui si ispira la professione dello psicologo oltre che a quelli basilari del vivere civile.
A seguire il comunicato firmato da 232 psicologi siciliani:
“Come cittadini e come psicologi, siciliani e italiani, non possiamo rimanere inerti di fronte all’ingiustizia e alle crudeltà che si perpetrano quotidianamente sulla pelle degli ultimi, per iniziativa di chi detta leggi inique e con il silenzio complice di chi non vi si oppone con forza. Non possiamo chiudere gli occhi di fronte alla quotidiana barbarie verso persone che hanno l’unica colpa di essere disperate, fragili, indifese e quindi facile obiettivo di una politica xenofoba, bisognosa di individuare un capro espiatorio per i mali che affliggono il nostro Paese. La nostra scelta personale e professionale è stata ed è quella di prenderci cura del disagio e delle sofferenze umane. Per questo, non possiamo e non vogliamo far finta di nulla dinanzi ai corpi torturati di un’umanità che bussa alle porte e per cui l’opinione pubblica sembra assolutamente desensibilizzata. “Restiamo umani” non è solo un incitamento verso l’Altro: è soprattutto un richiamo disperato al rischio della disumanità che cova dentro noi stessi. L’attuazione del recente cosiddetto “Decreto per la sicurezza” si prefigura come l’ennesimo passo che renderà questo rischio concreto e purtroppo irreversibile. Tanti nostri colleghi che lavorano sul territorio denunciano quotidianamente situazioni drammatiche. I beneficiari di Protezione Umanitaria (tra cui soggetti vulnerabili come madri sole con bimbi, persone con problemi fisici e psicologici e altre fragilità) finora ospitati presso i Centri di Accoglienza “grazie” a questo decreto-legge non potranno più essere inseriti in progetti SPRAR e dovranno lasciare tempestivamente i Centri di Accoglienza Straordinaria non appena ritirato il permesso di soggiorno. Tanti di loro sono neo maggiorenni e saranno costretti a vivere per strada senza nessun servizio di integrazione come poter studiare la lingua italiana o avere assistenza psicologica. Questi servizi, fondamentali ad un vera integrazione e sicurezza sono banditi dal nuovo Decreto Legge. Alcuni verranno letteralmente gettati per strada: donne già traumatizzate per l’inferno che hanno attraversato, bambini in stato di disagio, malati e impauriti, abbandonati a se stessi. Sta già accadendo! Le strade si riempiranno di persone disperate, facili vittime della delinquenza e della violenza razzista. E tutto questo paradossalmente sarà utilizzato da chi ha formulato la legge per confermare l’esistenza di un “problema di ordine pubblico”. Un problema che gli stessi governanti, con queste scelte normative, stanno creando. Ci interroghiamo sulla schizofrenia della legge che, se da una parte intende colpire il caporalato e le forme di sfruttamento verso i migranti, dall’altra li perseguita annientando i loro diritti e calpestando la loro dignità di esseri umani. La Sicilia vive in prima linea il dramma dell’accoglienza e da anni lavora per costruire speranza e integrazione, in una terra che conosce bene i drammi della migrazione e della discriminazione. Come psicologi spesso partecipiamo a progetti e dibattiti , anche nelle scuole, per promuovere l’integrazione e l’inclusione in diversi settori della vita civile. A questo tipo di mentalità cerchiamo di educare i giovani anche in un’ottica di prevenzione di disagi e conflitti futuri. Ma il messaggio che arriva ai ragazzi attraverso le scelte politiche come quelle del “Decreto sicurezza” è palesemente in contrasto con gli obiettivi che tentiamo di perseguire. Un messaggio che esalta la negazione dei diritti dell’altro, il disconoscimento della sofferenza altrui, la distruzione del rispetto delle differenze, della solidarietà, della curiosità per altre culture. Ecco perché sosteniamo e incoraggiamo tutte le iniziative che vedono il nostro Ordine prendere pubblicamente posizione su questo tema drammatico per trovare forme adeguate a mantenere integro il senso del nostro lavoro a favore di chi soffre. Vogliamo continuare a sentirci rappresentati in modo chiaro e forte da una istituzione che si fa portavoce della nostra ribellione civile verso chi semina odio nei confronti dei deboli, a chi aggiunge sofferenza a chi già soffre”.