La Polizia l’ha intrattenuto e sanzionato mentre lui doveva correre dalla figlia che si trovava in Ospedale, Il giudice dà ragione all’automobilista riconoscendo lo stato di necessità.
La sentenza è stata emessa lo scorso 7 settembre scorso ed è la numero 2235/17, firmata dal Giudice di Pace di Ragusa, Salvatore Lo Cicero, che ha annullato un verbale, elevato dalla Polizia di Stato ad un automobilista per eccesso di velocità. I fatti si sono svolti a Ragusa e risalgono al 2016. Era il 9 agosto quando un 48enne domiciliato a Ragusa venne fermato dagli agenti della Polizia sulla SP 25, Marina di Ragusa-Ragusa, per aver superato il limite di velocità.
L’uomo cercò di giustificarsi sostenendo di essere stato chiamato dalla moglie in lacrime per comunicargli che le condizioni della figlia, di soli sei anni, già in Ospedale, si erano aggravate tanto da poter essere a rischio della vita. La donna richiedeva pertanto l’intervento urgente del marito. Nonostante l’insistenza del genitore, le Forze dell’Ordine non hanno voluto sentire ragione intrattenendo l’uomo e contestandogli la violazione dell’articolo 148, comma 12, del Codice della strada, sanzionandolo con 163 euro e la decurtazione di 10 punti dalla patente di guida. L’automobilista ha deciso così di intentare causa contro la Prefettura di Ragusa per far valere le sue ragioni e Il Giudice ha accolto le motivazioni dell’opposizione che ha evocato la legge 689/81 provando la sussistenza di pericolo. In definitiva è stato annullato il verbale, ma compensate la spese perché, comunque, l’infrazione è stata commessa.
“ Non si può sanzionar – afferma l’ Avv. Savarese (nella foto), legale dell’automobilista- un padre che viola il codice della strada al fine di raggiungere la propria figlia che versa in condizioni critiche in ospedale. Gli agenti non hanno tenuto conto, in fase di accertamento, dello stato di necessità. Per tutta l’ estate, continua il legale, la Questura di Ragusa ha fatto comunicati stampa ripetendo di esserci sempre. Bisogna però esserci nel modo giusto, altrimenti si rischia di rompere definitivamente il rapporto di fiducia tra il cittadino e le istituzioni”.