“Tolleranza zero alla mafia dei pascoli”. E’ questo lo spirito della direttiva emanata ieri dall’assessore regionale all’Agricoltura Nino Caleca in tema di concessione delle aree demaniali a uso agricolo e del protocollo di legalità sottoscritto con il prefetto di Messina, il Parco dei Nebrodi e l’Esa.
Lo scopo è quello di prevenire fenomeni di infiltrazioni mafiose e criminali nell’assegnazione di terreni demaniali ad uso pascolo e nel controllo del territorio. La direttiva prevede che le assegnazioni debbano essere concesse in regime di massima trasparenza e comunque per periodi non superiori ai sei mesi continuativi, dal momento che la concessione di nove mesi consente la possibilità di attingere a finanziamenti pubblici, generando occasioni di massimizzazione di profitto o di finanziamenti non dovuti.
Inoltre ogni società si dovrà dotare del proprio fascicolo aziendale, gli enti preposti alla concessione dei terreni e dei contributi potranno chiedere in Prefettura informazioni sui soggetti che vogliono accedere ai fondi agricoli. Il fenomeno delle infiltrazioni mafiose nei pascoli è emerso in tutta la sua eclatanza, quello delle truffe agricole, anche qualche settimana fa, con gli arresti della Procura di Caltagirone di soggetti operanti tra Tortorici e il Calatino, accusati di aver ottenuto contributi europei attraverso false dichiarazioni legate al possesso dei terreni agricoli.Oppure nel caso ancora più recente delle truffe a Comiso, dove alcuni soggetti avevano dichiarato come seminativi terreni che ricadevano all’interno dell’area portuale.
L’assessore Caleca ha anche annunciato che il documento firmato a Messina è un’anticipazione di quello che sarà introdotto in tutte le altre province grazie ad una sorta di “modello” preparato dal procuratore Caselli, che sarà sottoposto a tutte le prefetture siciliane.
«I contributi agricoli sono erogabili soltanto a soggetti titolari dei terreni da più di sei mesi, per questo limitando temporalmente la concessione crediamo di poter abbattere i tentativi di truffa», spiega il commissario Esa, l’onorevole Calanna. «Anche il fascicolo aziendale è uno strumento efficace in questo senso. Oggi non è obbligatorio per legge, ma se ogni azienda è obbligata a registrate le proprie particelle di terreno e inserirle nel registro telematico Sian, nel momento in cui presenta la domanda di accesso ai fondi agricoli avremo agevolmente un censimento delle particelle, senza che queste possano essere dichiarate contemporaneamente a soggetti diversi. Ancora più efficace, la registrazione, se a farlo saranno anche gli enti locali con i terreni di propria pertinenza».