PALERMO – “Un progetto che riteniamo di importanza centrale nella dotazione di strumenti di monitoraggio delle attività finanziate e promosse dalla Regione”. A parlare è il direttore di Confindustria Sicilia, Giovanni Catalano che presenta così il progetto F.a.r.o. nella sede di Confindustria Sicilia. Debutta lo strumento tante volte auspicato dalla Confindustria siciliana: un dispositivo di rilevazione dei bisogni formativi della popolazione e delle imprese, che dovrebbe così garantire un’offerta formativa coerente con i bisogni del tessuto economico locale.
Un ‘offerta “abbondantemente sovradimensionata – sottolinea Catalano – rispetto alla domanda di formazione”. Dopo l’esperienza delle Marche, quindi, anche la Sicilia si doterà di uno strumento “in grado di generare delle linee guida che riportino la Sicilia all’interno degli standard europei”. Ma i timori per il futuro economico ed occupazionale dell’isola sono forti : ” In questo momento solo il 9% del valore aggiunto creato in Sicilia è il risultato del settore manifatturiero – conclude Catalano – mi fa paura chi crede che il turismo o la formazione fine a se stessa possano sostenere la nostra economia”.
Snellire e “resettare” queste le parole d’ordine dell’assessore alla formazione: “Reset del sistema formativo che avverrà certamente – avverte – con o senza gli altri attori, enti e sindacati, anche se un percorso condiviso è quello che la Regione siciliana auspica”. Le basi su cui si è costruito l’intero sistema della formazione siciliana sono da “rivedere” per il giovane assessore , ma “non va demonizzato, piuttosto va profondamente riformato, tenendo conto delle esigenze di salvaguardia dei lavoratori ma anche delle esigenze delle imprese e, soprattutto, del diritto alla formazione dei giovani che non devono essere più costretti a lasciare la Sicilia per trovare lavoro. La formazione come la conosciamo non deve più esistere e va cambiata. E’ questo l’obiettivo del governo della Regione”.
“Un progetto nato due anni fa- racconta Rosario Alescio presidente di logos – attraverso un appalto pubblico e costato mesi e mesi di raccolta e lettura dei dati. Da questo si deve partire per un’innovazione profonda che salvi il meglio della formazione professionale e consenta una ristrutturazione del sistema”. Il costo della formazione professionale in Italia si attesta, secondo i dati diffusi dall’Istat, a circa 14 miliardi di euro, ma che non sembrano essere gestiti secondo la regola di domanda e offerta.
“Nonostante questo, il nostro Paese nel 2020 avrà il peso più alto in Europa – spiega l’assessore Nelli Scilabra – di lavoratori con bassi livelli di qualificazione, il 37,1% del totale contro la media europea del 19,5%, e registrerà inoltre una fortissima carenza di lavori altamente qualificati ( il 17,5% contro la media europea del 32%)”. Per l’assessore Scilabra, quindi, il sistema formativo va rivisto e ripensato. Ogni anno in tutta la regione vengono avviati 4.500 corsi di formazione con un numero di iscritti che supera le 55 mila unità, persone formate che poi l’industria, ma il tessuto economico in generale, non riesce ad assorbire.