Campania, Sicilia e Calabria nel 2013 hanno segnato il livello di occupazione più basso di tutta l’Unione europea. E’ quanto risulta dall’ultimo rapporto di Eurostat sugli indicatori relativi agli obiettivi fissati da Bruxelles per il 2020, che includono un tasso del 75% di popolazione occupata fra i 20 e i 64 anni. Oltre che in Italia, i livelli più bassi di lavoratori attivi nel 2013 sono stati registrati nell’area del Mediterraneo, in particolare nel Sud della Spagna, ma anche in Grecia, Croazia, territori francesi d’oltremare e città autonome spagnole di Ceuta e Melilla. Altro record, secondo quanto riferito dall’Ansa, in negativo per l’Italia sul fronte occupazionale rispetto all’Unione europea è quello del fattore di dispersione dei livelli di impiego all’interno dello stesso Paese, che nel 2013 ha segnato quota 1,8. Questo significa che le regioni con le peggiori performance hanno registrato un’occupazione di 1,8 volte, quasi il doppio, inferiore a quella delle regioni migliori. Altri Paesi con forti differenze interne a livello regionale sono Spagna e Francia, con un fattore dell’1,4. I più omogenei risultano invece Danimarca, Irlanda, Croazia, Olanda e Svezia.