I Carabinieri del Nucleo Informativo di Palermo hanno fermato, su disposizione della Dda, 17 persone accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere transnazionale finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, al traffico di armi da guerra e al riciclaggio di diamanti, oro e denaro contante. L’organizzazione criminale aveva rapporti con Cosa nostra, a cui vendeva armi, e col gruppo paramilitare albanese Nuovo UCK, legato ad ambienti jihadisti.
L’organizzazione gestiva i viaggi dei migranti sulla rotta balcanica. Attraverso l’Italia, decine di persone, grazie alla banda, hanno cercato di raggiungere la Svizzera e il nord Europa. La struttura criminale, che faceva capo ad indagati residenti a Palermo, ha sviluppato la sua operatività anche nelle provincie di Sondrio, Como, Pordenone e Siena, oltre che in Svizzera, Germania, Macedonia e Kosovo.
Il capo, Fatmir Ljatifi e uno dei suoi complici, Giuseppe Giangrosso, avevano messo su una fitta rete di affari, finalizzati a riciclare ingenti capitali illeciti. Ljatifi sarebbe in contatto con rapinatori che vivono nell’area balcanica, specializzati nella “ripulitura” di banconote macchiate di inchiostro indelebile, perché frutto di rapine o furti a sportelli bancomat.
Grazie all’utilizzo di reagenti chimici, sarebbe possibile smacchiare le banconote. L’azione dei prodotti chimici utilizzati, avrebbe però come conseguenza il danneggiamento degli ologrammi impressi sulle banconote, rendendone, quindi, necessaria la sostituzione. Ljatifi li avrebbe acquistati per mesi a Napoli. Al momento il canale di fornitura si sarebbe interrotto. Il gruppo riciclava anche anche ingenti capitali provenienti da Hong Kong attraverso il sistema Electronic Banking Internet Communication Standard, che viene utilizzato principalmente per il trasferimento remoto dei dati, ad esempio per le transazioni di pagamento capitali, tra organizzazioni e banche.
La struttura criminale poteva contare sulla complicità di aziende del nord-est d’Italia. La banda ha messo su una complessa e articolata trattativa finalizzata a riciclare una partita di diamanti di sicura provenienza illecita per un valore di circa 11 milioni di euro. La vicenda è emersa a settembre del 2017, quando è stata intercettata una conversazione all’interno dell’auto di Ljatifi. Dalla discussione è venuto fuori che alcuni kosovari lo avevano invitato nel loro Paese per acquistare diamanti rubati. Il compito dell’indagato era reperire dei compratori, già individuati in alcuni facoltosi cittadini di Bruxelles, grazie all’aiuto di complici turchi e svizzeri.
“In queste ore i Carabinieri hanno arrestato 55 mafiosi, più altri 17 delinquenti per traffico di armi e di immigrati clandestini, legati a Cosa Nostra e al terrorismo islamico. GRAZIE a nome di tutti gli italiani, la settimana inizia bene!”. Lo afferma su Twitter il ministro dell’Interno, Matteo Salvini.
“Qualora ve ne fosse stato bisogno, l’indagine che oggi che ha portato a numerosi arresti legati al traffico di esseri umani da parte delle organizzazioni criminali balcaniche in contatto con Cosa Nostra dimostra che le attuali politiche di gestione dei migranti e delle migrazioni non sono altro che un sistema criminogeno che favorisce le mafie internazionali, gli sfruttatori della prostituzione, del caporalato e del lavoro nero, oltre che essere la causa di migliaia di morti lungo le rotte migratorie, siano esse quelle di mare o di terra. Nel ringraziare la Magistratura, i Carabinieri e tutti gli organi inquirenti che hanno collaborato in questa indagine internazionale non possiamo che tornare a chiedere l’introduzione di politiche radicalmente diverse che sottraggono gli esseri umani al rischio di divenire merci sui mercati del traffico internazionale. In ogni caso, da subito occorre attivare corridoi umanitari che sottraggono migliaia di esseri umani al potere e alla violenza delle cosche mafiose e che tolgano a queste ultime un ulteriore fonte di guadagno e forza di ricatto”. Lo ha dichiarato Leoluca Orlando commentando gli arresti compiuti oggi nell’ambito dell’operazione denominata “Balkani”.
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