A Pantelleria non è una vita facile per i ragazzi che devono frequentare le scuole superiori superiori. Qui la “buona scuola” la aspettano da 30 anni. E’ la storia dell’unico istituto di scuola superiore dell’isola, che comprende diversi indirizzi. 30 anni di promesse di costruire una scuola nuova, ma nulla di fatto.
L’isola di Pantelleria non ha mai avuto un edificio idoneo per essere adibito ad ospitare le scuole medie superiori. Da sempre, dal dopoguerra in poi, l’unico istituto d’istruzione superiore, il Magistrale, è stato ospitato in un edificio costruito nel dopoguerra come albergo. Un po’ come per l’istituto Tecnico Commerciale di via Trapani a Marsala. L’istituto Onnicomprensivo Vincenzo Almanza si trova in via Napoli. E’ stato costruito dalla famiglia Di Fresco, che sull’isola possiede diversi edifici che negli anni sono stati affittati alla provincia o al Comune per metterci dentro le scuole. Ad esempio per anni, le scuole medie inferiori, sono state ospitate negli alberghi in località Mursia, di proprietà sempre di Di Fresco.
In via Napoli invece il Comune e l’ex Provincia di Trapani anni fa hanno affittato un ex albergo, che non è proprio adatto ad ospitare una scuola. La struttura è al centro di una decennale battaglia tra i cittadini dell’isola di Pantelleria e la ex Provincia di Trapani, che noncurante del fatto che l’edificio fosse completamente inidoneo ad ospitare una scuola (mancano addirittura le uscite d’emergenza, oltre a tutte le inadeguatezze del non essere stato costruito per ospitare una scuola) ha sempre continuato a stabilire le scuole medie superiori al suo interno. Nel frattempo le scuole medie inferiori hanno avuto una giusta collocazione, nel 1988 in un edificio costruito ad hoc dal comune di Pantelleria.
L’edificio nel corso degli anni subisce delle modifiche per far diventare le stanze degli appartamenti qualcosa che somigliasse ad aule scolastiche. Ma i lavori non hanno mai eliminato le criticità.
Passano gli anni, e tra il 1995 e il 1996 la Provincia dichiara di voler costruire un nuovo edificio per poter ospitare le scuole superiori. Viene individuata una zona che potrebbe essere adatta, a Santa Chiara. Le intenzioni sono serie, e si espropriano dei terreni per costruire la scuola. Un iter, quello dell’esproprio, completato solo quest’anno. Con i panteschi che aspettano ancora l’istituto superiore promesso da tutti i politici arrivati sull’isola a prendere voti.
Così un gruppo di genitori, che sono stati anche studenti negli anni ’80 in quella scuola, ha deciso di organizzarsi e collegarsi all’Associazione Nazionale Genitori per affrontare i problemi legati all’edilizia scolastica.
Il materiale non manca per battagliare. Come quando nel gennaio del 2014, a seguito del distacco del pavimento e di una balaustra delle scale, genitori, alunni e docenti hanno chiesto la chiusura dell’edificio. La scuola viene chiusa e anche il preside denunciò i problemi di sicurezza che c’erano.
La sua relazione parla di
“assenza di collaudo statico dell’edificio, di assenza di un idoneo sistema organizzato di vie d’uscite, larghezza di porte e scale inferiori a 1,20 metri ed uso promiscuo delle scale di sicurezza, Impianto idrico non conforme alle disposizioni di cui al punto 9 del D. M. 26/08/1992 combinato con le norme UNI 10779 2007, UNI 11298, mancanza del certificato di prevenzioni incendi, mancanza della compartimentazione dei locali a rischio specifico, mancata revisione e aggiornamento dell’impianto elettrico realizzato in base alla L. 46/90”.
Il dirigente scolastico Franco Pavia nel 2013 scrisse anche al Prefetto e all’allora commissario straordinario della Provincia denunciando tutti i problemi delle aule e dei locali seminterrati, quelli che ospitano la palestra – auditorium. Locali chiusi e inagibili da diversi anni per infiltrazioni d’acqua che hanno danneggiato il solaio.
L’edificio di anno in anno veniva aperto con deroghe eccezionali. Ma i tecnici comunali intervenivano e lo chiudevano. Iniziavano così per i ragazzi dei turni pomeridiani insostenibili nelle strutture delle scuole medie. Una situazione, dicevamo, insostenibile. I genitori riescono a far effettuare delle prove di collaudo della struttura, come chiesto da anni. Prove date in appalto che hanno avuto esiti “dubbi” per i genitori sulla tenuta della struttura e l’agibilità. Ma le perizie indicavano che la struttura si poteva utilizzare a fronte di alcuni interventi di consolidamento e la sanatoria di una struttura abusiva sorta sul terrazzo dell’ultimo piano.
I lavori sollecitati dalla Protezione civile cominciano nel 2009 da parte della Provincia. In seguito a questi lavori la Provincia, ormai sciolta e divenuta Libero Consorzio e quindi guidata dai commissari che si susseguono di volta in volta, chiede un nuovo certificato di collaudo, questa volta ad un professore dell’università Kore di Enna, con il beneplacito dell’allora commissario Antonio Ingroia. Nel certificato di collaudo viene dichiarato che “l’edificio è idoneo per gli usi per il quale è stato costruito” frase di rito per indicare l’idoneità di un edificio. Ma la struttura è stata messa su come abitazione, come albergo, non come scuola, che è cosa diversa.
La scuola riapre. Ma degli interventi indicati e del certificato di agibilità ancora non ci sarebbe traccia. I genitori e gli studenti intanto aspettano una nuova scuola, vogliono più sicurezza e risposte concrete. Hanno fatto una lista di proposte in questi anni, sia alla Provincia che al Prefetto, per far studiare i ragazzi in locali adeguati. Si è ipotizzato l’utilizzo di container ad uso scolastico, o l’edificio dell’Enac al di fuori dell’aeroporto. O ancora quello di predisporre delle uscite d’emergenza mediante tubi posizionabili nei balconi, a basso impatto ambientale, che consentiva con poche migliaia di euro di fornire all’edificio un’uscita di sicurezza. Proposte che non sono state accolte. Eppure la Provincia aveva partecipato ad un bando per l’edilizia scolastica con la richiesta di 4 milioni di euro, utili per realizzare il primo stralcio del nuovo istituto, il cui costo è di circa 10 milioni di euro. Il progetto si è classificato tra i finanziabili e entro il 30 giugno scorso avrebbero dovuto assegnare i lavori di costruzione, pena la decadenza del finanziamento. Ma ancora le ruspe sono ferme.