Una rivoluzione rischia di far saltare il banco, nel silenzio generale, di Regione, Liberi consorzi, Comuni siciliani. E delle centinaia di Partecipate controllate dal sistema delle autonomie locali. Lo segnala la Cisl con riguardo ai due testi unici che il Consiglio dei ministri ha deliberato nei giorni scorsi che, sostiene il sindacato, “avranno un impatto decisivo su assetti istituzionali e distribuzione del personale”. “E la Regione deve far presto ad attrezzarsi”, afferma Mimmo Milazzo, segretario regionale.
I due schemi di decreto legislativo, in tema di Partecipate l’uno; di servizi pubblici essenziali d’interesse economico-sociale l’altro (“in pratica acqua, rifiuti e trasporto locale”), sono ora al vaglio non vincolante delle Commissioni parlamentari. Entro un mesetto torneranno a Palazzo Chigi per la deliberazione definitiva prima della pubblicazione nella Gazzetta ufficiale prevista tra aprile e maggio. Sono due riforme attese da decenni, spiegano Nicola Tonveronachi del Centro studi enti locali di San Miniato (Pisa) e Roberto Camporesi dello studio Boldrini di Rimini: “del testo unico sui servizi pubblici si parla da 25 anni, di quello in materia di società partecipate, da un decennio”. “Il loro arrivo cambierà tante carte in tavola”, spiegano alla Cisl che stamani ha dedicato alla questione una giornata di studi, a Palermo. “I due testi – precisa Riccardo Compagnino, esperto di contabilità pubblica e consulente Cisl – si applicheranno anche alla Sicilia che è solo chiamata a verificarne la compatibilità con le norme regionali. Non è necessario un recepimento in senso stretto. Solo una verifica di compatibilità che però riteniamo sia stata fatta a monte, dato che la delibera del governo nazionale arriva dopo il confronto in sede di conferenza Stato-Regioni”.
Così, nel giro di qualche settimana, anche la Sicilia dovrà fare i conti con le nuove norme che, tra l’altro, impongono di ridefinire gli ambiti entro cui svolgere i servizi pubblici. Stabiliscono che entro il 31 dicembre di quest’anno tutti i soggetti istituzionali, dalla Regione ai Comuni passando per le Camere di commercio, dovranno adottare un piano di riorganizzazione delle Partecipate, “pena lo scioglimento delle società”. Prescrivono che gli eventuali esuberi di personale dovranno essere assegnati a un fondo presso la presidenza del Consiglio da dove, obbligatoriamente, dovranno attingere le eventuali altre Partecipate che accuseranno, viceversa, carenze d’organico. “Un modello mutuato dalla legge Delrio del 2014 che ha ridisegnato confini e competenze delle autonomie locali cancellando le vecchie Province”, segnalano alla Cisl. Che, per voce di Milazzo, mette in guardia la Regione: “Si organizzi, sia pronta, non perda l’ennesimo treno”.