Un documento che salvaguardi l’identità del pescato siciliano a partire dal valore artigianale e quindi dall’uomo. E’ secondo quest’ottica che è stato redatto e pubblicato dal dipartimento della Pesca della Regione Sicilia il “Registro identitario della pesca del Mediterraneo e dei borghi marinari”.
“Da ventimila a 7.500 è sceso il numero degli addetti nel settore della pesca. Occorre salvare l’identità della pesca siciliana prima che sia troppo tardi. Ripercorrere insomma i passi storici della pesca siciliana – commenta il dirigente del dipartimento della Pesca mediterranea dell’assessorato regionale dell’Agricoltura, Dario Cartabellotta – perché il pesce e il mare di Sicilia hanno un valore culturale e questo registro identitario vuole esserne la testimonianza, come lo sono i 120 luoghi di sbarco, le 64 tonnare e gli innumerevoli borghi marinari che contraddistinguono il paesaggio dei 1500 km di costa siciliana”.
A coordinare i lavori per la redazione del registro identitario Domenico Targia, responsabile dalla Pesca artigianale. “Ci sono ben tremila anni di storia di pesca e pescato – esordisce – il nostro documento vuole fornire uno strumento di conoscenza e di salvaguardia della nostra identità marina nella grande ottica europea. Un marchio che da un valore culturale porti ad un valore economico”
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