Last updated on 17 novembre 2020
Il problema era stato sollevato dal gruppo all’Ars di Attiva Sicilia: i deputati avevano chiesto che fine avesse fatto la terapia con plasma iperimmune. La risposta è arrivata a distanza di 24 ore e nei giorni successivi la notizia che ora anche l’ospedale di Partinico si avvia a utilizzare spesso questa terapia per curare pazienti affetti da Covid: il plasma iperimmune è stato utilizzato per un paziente ricoverato ed è la seconda dose che viene somministrata dopo quella di sabato scorso per un paziente ritenuto grave per il quale le altre terapie non hanno ottenuto gli effetti sperati.
Plasma iperimmune, già otto i centri di raccolta
In Sicilia sono già otto i centri di raccolta del plasma per la cura del Coronavirus autorizzati dal Dipartimento attività sanitarie e osservatorio epidemiologico dell’ assessorato regionale della Salute.
Si tratta dei servizi trasfusionali presso i policlinici di Palermo e Catania, le Asp di Trapani, Caltanissetta e Ragusa e negli ospedali Papardo di Messina e Garibaldi di Catania, tutti autorizzati alla fine della scorsa primavera.
Possono donare quei cittadini guariti recentemente dal Covid 19 essendo ancora dotati di plasma iperimmune.
Nell’Isola la cura con il plasma è stata somministrata di recente su alcuni pazienti della provincia etnea affetti da Covid-19.
Mentre il deputato del Pd Michele Catanzaro lamenta il mancato inserimento degli ospedali della provincia di Agrigento nell’elenco degli 8 presidi sanitari per la raccolta di plasma iperimmune ed annuncia un’interrogazione sull’argomento. “Una palese ed inspiegabile diversità di trattamento. Ancora una volta Agrigento e la sua provincia, restano ai margini di una politica regionale che continua ad ignorare gli interessi e le aspettative di una vasta comunità”. “La relazione del Comitato tecnico scientifico regionale – ricorda Catanzaro – ha individuato i policlinici di Palermo e Catania, le Asp di Trapani, Caltanissetta e Ragusa, gli ospedali di “Papardo” di Messina e “Garibaldi” di Catania, come centri sanitari per la raccolta del plasma iperimmune la cui somministrazione agli ammalati di Covid-19 in parecchi casi si è rivelata terapeutica, con miglioramenti quasi immediati. Paradossalmente – continua il parlamentare Pd – sono rimaste fuori dalla lista le strutture sanitarie di Agrigento, Enna e Siracusa.
Ma mentre per Enna, in seguito a proteste del territorio e delle istituzioni, l’assessorato regionale alla sanità ha immediatamente provveduto ad inserire nella lista l’ospedale “Umberto Primo”, per il territorio di Agrigento non è arrivato alcun ripensamento nonostante l’ospedale “San Giovanni di Dio” sia munito di un idoneo centro immuno-trasfusionale.
Il governo regionale – conclude – spieghi le motivazioni di questa incomprensibile scelta e soprattutto ripensi il provvedimento, inserendo nell’elenco anche i nosocomi della provincia di Agrigento evitando di lasciare scoperto dal servizio di raccolta di plasma iperimmune il territorio agrigentino”.
Intanto Attiva Sicilia torna sul tema degli interventi di contrasto o prevenzione. Con un’interrogazione, il gruppo all’Ars di Attiva Sicilia chiede al presidente della Regione Siciliana e all’assessore regionale alla Salute, lo stato di acquisizione dei tamponi salivari e notizie in merito alla distribuzione territoriale e all’avvio del loro utilizzo annunciata ad ottobre e di cui non si hanno notizie. L’obiettivo deve essere quello di incrementare l’uso dei test salivari per rilevare l’infezione da Covid, da impiegare soprattutto per effettuare tamponi a bambini o disabili che tollerano con grandi difficoltà i tamponi naso-faringeo perché invasivi e fastidiosi. Per questo, “Si tratta di una questione non secondaria nelle doverose attenzioni che dobbiamo ai più fragili – afferma Angela Foti, vicepresidente dell’Ars e componente di Attiva Sicilia – in considerazione di due fattori: il primo è la difficoltà di effettuare questi tamponi invasivi e fastidiosi; il secondo è che sui minori si presenta la necessità di dover effettuare più volte i tamponi a causa dell’insorgere di sintomi sospetti o della positività di un compagno di classe. Per questo rendere più semplice il test sarebbe un ulteriore aiuto nel tracciamento dei positivi, visto che sono stati sviluppati anche tamponi salivari di grande efficacia e affidabilità già in uso in Veneto e Lazio”.
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