Povertà in Sicilia, il rischio è il più alto in Italia. Lo dice Confindustria, con il suo Centro Studi, è in realtà è un po’ una scoperta dell’acqua calda, perché la povertà della Sicilia è sotto gli occhi di tutti.
Lo studio di Confindustria ha riguardato la situazione economica in Europa. In totale,sono circa 122 milioni le persone che nel vecchio Continente percepiscono un reddito pari od inferiore al 60% del resto della popolazione o che vivono in una condizione di notevole privazione materiale.
I dati evidenziano una crescita pari al 4,3% della popolazione disagiata. In Italia sono oltre 17 milioni le persone a rischio povertà, vale a dire il 28,4 % della popolazione totale ed in Sicilia si registra la cifra più alta del paese e tra tutte quelle europee, ben il 55,3 %.
Questa percentuale, spiegano dal Centro Studi di Confindustria, è così alta perché è aumentato notevolmente il numero di persone che in Sicilia soffrono una condizione di deprivazione materiale. In tutto il Meridione, tale percentuale è di 8,5 punti superiore alla media del paese.
E’ più che raddoppiato, inoltre, il numero delle famiglie italiane in condizioni di povertà assoluta, una cifra che ha già superato la quota di due milioni. In tutto sono 6 milioni gli individui poveri, quasi il 10% dei residenti in Italia, con una crescita dal 2007 del 148%.
Dati allarmanti se si considera che l’aumento dei poveri, in Italia, e’ coinciso con la diminuzione della mobilità sociale,che era già bassa nel confronto internazionale. Tale situazione, avverte il Centro Studi, può rallentare la crescita. Ma va? Comunque, dicevamo, si tratta di dati non nuovi. Qualche settimana fa era uscito il famoso il rapporto Svimez sull’economia del Mezzogiorno, per il quale la nostra regione è la prima in Italia per questo indice. Il 41,8 per cento dei siciliani è a rischio povertà,
Tornando in Europa, il Centro studi evidenzia aumenti «preoccupanti» del rischio povertà in Grecia, dove si è passati dal 28,1% al 35,7% della popolazione, e in Spagna dove gli individui esposti sono saliti dal 23,3% al 27,3% dei residenti. In entrambi i paesi è aumentato il numero dei membri di famiglie a bassa intensità di lavoro rispettivamente di 10 e 9,1 punti. Più stabile il quadro in Francia e in Germania che hanno il 18,1% e il 20,3% di cittadini a rischio, quote rimaste pressoché invariate dall’inizio della crisi.