PALERMO – Due disegni di legge sui precari da cinque mesi sono in attesa di essere esaminati dall’Assemblea regionale siciliana. Ddl che potrebbero dare una risposta ai 23.500 precari siciliani. A proporli è stato il vicepresidente vicario dell’Assemblea regionale Antonio Venturino. La discussione sui due disegni di legge, 461 e 462, era stata pure avviata dalla Quinta Commissione dell’Ars che si occupa di lavoro ed erano stati contestati dai deputati del M5S. Un’opposizioone evidentemente efficace visto che da lì i due ddl non si sono più mossi. Ed è tutto bloccato.
Il dl 462 prevede una legge organica che superi il sistema delle proroghe e dia inizio alla stabilizzazione dei precari storici degli enti locali e delle pubbliche amministrazioni della regione, attraverso la costituzione di un “ruolo unico ad esaurimento”. Questo vuol dire che verrà rispettata l’anzianità di servizio dei precari che usciranno gradualmente dal bacino fino al suo esaurimento. La Sicilia è una regione con il 70 % dei dipendenti di enti pubblici in condizione di precariato. La direttiva comunitaria prevede la conversione dei contratti da tempo determinato a tempo indeterminato dopo 36 mesi di permanenza continuativa del lavoratore precario nello stesso posto di lavoro dell’Ente. Nei Comuni siciliani i contratti a tempo determinato sono stati rinnovati all’infinito e mai trasformati in contratti a tempo indeterminato.
Ma i soldi per coprire le proroghe si trovano sempre: “Non si capisce come mai – ha dichiarato Venturino – si trovino in maniera costante le coperture finanziarie per le proroghe e non si sia pensata invece una soluzione definitiva. Abbiamo il dovere di dare risposte serie e concrete ai cittadini”.
I precari in soprannumero dovrebbero confluire nel bacino unico regionale che deve essere centralizzato e non può dipendere dagli enti pubblici. La Regione spende attualmente 300 milioni per coprire gli stipendi dei precari degli enti pubblici, la proposta di Venturino è di spendere sempre le stesse risorse assicurando il lavoro anche a tutti i precari che risulterebbero in esubero nelle PA siciliane, poiché i contratti negli enti locali siciliani hanno superato il limite massimo di rinnovo dei contratti previsto dalla normativa europea. A invarianza dei saldi pubblici della Regione Sicilia, non si deve spendere soldi in più rispetto agli anni precedenti, si devono andare a consolidare l’esperienza maturata dai precari degli enti locali. Coloro che sono in esubero rispetto alle piante organiche di alcuni Comuni, non andranno buttati via ma convergeranno in un bacino regionale.
Il dl 461 l’obiettivo di disciplinare in maniera organica il bacino dei lavoratori titolari di contratti di lavoro subordinato di diritto privato a tempo determinato, finanziati con oneri a carico del bilancio della Regione, dopo l’entrata in vigore dell’articolo 3 della Legge regionale 22 gennaio 2013 n. 4 e dell’articolo 1 della Legge regionale 22 gennaio 2013 n. 5. Questi Lsu lavorano sia negli enti pubblici che in cooperative ed enti ecclesiastici.La Regione ha a disposizione una somma di 36 milioni di euro per stabilizzare i 4 mila Lsu legati ad enti pubblici. Ma da questo gruppo rimarrebbero fuori almeno 2mila che lavorano in enti ecclesiastici e cooperative. L’intenzione è quella di chiedere al governo regionale di aumentare il contributo per la cosiddetta borsa di auto impiego da 37 mila euro a 50 mila euro. Questa categoria perciò dovrebbe cominciare a crearsi un’attività autonoma. Non tutti gli Lsu potranno trovare lavoro all’interno delle Pubbliche amministrazioni, si cercherà di dare loro un incentivo per uscire dal bacino degli Lsu. Lo scopo di queste dl è quella di trasformare gli Lsu che non hanno un regolare contratto di lavoro con gli enti e la PA. In questo momento molti esercitano gli stessi servizi che fanno i precari della Pa che però hanno almeno un contratto di lavoro. Si cercherebbe di estirpare la cattiva abitudine di far lavorare anche nella Pa i lavoratori in “nero”.
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