Nel 2016 le famiglie che abitano al Sud spendono per la tassa sui rifiuti, la Tari, il 37% in più rispetto a quelle che vivono al Nord-Est. A segnalarlo è una ricerca di Federconsumatori, secondo la quale una famiglia di tre persone in una casa di 100 metri quadri di una delle 22 città capoluogo del Nord-Est “sopporta una spesa media di 246 euro, mentre chi vive in uno dei 39 capoluoghi del Sud e delle Isole ne spende 338, con una differenza di 92 euro. Al Nord-Ovest invece si spendono 265 euro e al Centro 303”. Dallo studio emerge anche che il capoluogo di provincia in cui la Tari è più alta è Siracusa – dove in media una famiglia paga quest’anno 502 euro – mentre la più economica è Belluno con 149 euro.
Federconsumatori fa notare poi che mediamente, “più cresce la popolazione di riferimento e più cresce il costo che devono pagare i cittadini, a fronte di servizi e impatto ambientale spesso peggiori”. Per quanto riguarda i capoluoghi di regione, Cagliari si colloca al primo posto per la Tari più alta (496 euro), seguita da Napoli (448) e Roma (389), mentre fra le meno care ci sono Potenza (224 euro), Trento (192) e Bolzano (165). “Sulla gestione dei rifiuti, ci troviamo davanti a situazioni di servizi bruttarelli (per non dire pessimi), ma con le tariffe più elevate che aumentano troppo rispetto all’inflazione” ha commentato il presidente di Federconsumatori, Rosario Trefiletti , sottolineando “è inaccettabile poi la disuguaglianza Nord-Sud e grandi-piccole città e che proprio dove la gente guadagna di meno, le tariffe siano più alte”.
L’ultima indagine annuale di Federconsumatori sulla tassa sui rifiuti, la Tari, relativa ai capoluoghi di Provincia, mette nero su bianco i paradossi del sistema rifiuti in Sicilia: a fronte di tariffe altissime (Sicilia seconda solo alla Campania, con una media regionale di 381,06 euro), il servizio erogato è costantemente al confine con la crisi. In due province siciliane la Tari è cresciuta nel 2016 rispetto al 2015 (Messina +5,21% e Ragusa +3,96%, dati riferiti a una abitazione da 100 mq e tre componenti familiari). In tutta l’isola la tassa sui rifiuti è cresciuta in media del 23% rispetto al 2010 (mentre, nello stesso periodo, l’inflazione è cresciuta del 7,4%.
La Tari nei comuni capoluogo non è affatto omogenea: ad Agrigento si pagano 385 euro, a Caltanissetta 288, a Catania 427 (nona posizione tra le più care in Italia), a Enna 315, a Messina 412 (decima in Italia), a Palermo 307, a Ragusa 407 e a Trapani 383. Caso limite Siracusa, maglia nera nazionale: con i suoi 502 euro di Tari (+69% rispetto alla media nazionale) è il capoluogo italiano dove i cittadini spendono di più per smaltire i propri rifiuti. La media nazionale, sempre per abitazioni standard da 100 mq, è pari a 296 euro. Cioè 85 euro in meno che in Sicilia. A Belluno, ad esempio, la Tari è di soli 149 euro. Cioè 3,3 volte meno che a Siracusa e 2,5 volte meno rispetto alla media siciliana.
“Sono dati che parlano chiaro, anzi chiarissimo – commenta il presidente di Federconsumatori Sicilia, Alfio La Rosa – E’ evidente che molti Comuni, per far fronte ai tagli ai trasferimenti pubblici che da anni hanno ridotto al lumicino i propri bilanci, abbiano trovato nella TARI un modo facile per recuperare i denari mancanti all’appello. E i cittadini pagano”.
Questa sensazione deriva anche dalla scarsissima uniformità dei dati: si passa dai 288 euro di Caltanissetta ai 502 di Siracusa e a Palermo, dove di certo la gestione dei rifiuti non è affatto virtuosa, la cifra si ferma a 307 euro. In Sicilia, quindi, mancano standard di qualità dei servizi e criteri omogenei nella definizione delle tariffe.
“Tale obiettivo – chiarisce La Rosa – potrà essere raggiunto grazie alle nuove competenze attribuite all’Aeegsi che diventeranno operative non appena verrà varato il Testo Unico dei Servizi Locali. In queste settimane, poi, a Palermo è in preparazione la nuova Legge Regionale sui Rifiuti che, si spera, darà un ruolo centrale alle Associazioni dei Consumatori promuovendone la partecipazione ed il controllo della qualità dei servizi”.
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