Le stranezze del nostro paese sono innumerevoli, coprono piccoli e meschini interessi che ingessano il paese intero e tutta la sua economia. La soffocano fino a farla asfissiare. Nel paese c’è un eccesso di democrazia partecipata, si definirebbe. C’è invece un eccesso di deleghe senza responsabilità.
Nessuno decide, ma tutti bloccano. Dalla centralità dei ministeri, passando dalle regioni, dai suoi assessorati fino al più periferico degli enti sia esso un ufficio del genio civile, una soprintendenza o uno sperduto comune di meno di mille anime.
Tutti hanno diritto di parola e tutti hanno diritto di veto, anche non motivato. Ognuno di questi soggetti ritiene di essere l’unico, il più importante a tutela e salvaguardia della legalità, della legittimità. Così trascorrono anni, tra un rinvio e un rimando, prima che un processo approvativo venga completato. Esiste il falso rispetto della legalità, della legittimità trascurando totalmente l’efficacia del provvedimento, l’efficienza del della amministrazione. Lo scorso dicembre assistevo a una relazione tenuta da uno dei 4 o 5 maggiori architetti italiani, una archistar come usa definirsi un tale professionista. Nella relazione parlava delle difficoltà incontrate durante le realizzazioni delle sue opere in Italia e negli altri paesi dell’Europa dov’era intervenuto. Il giornalista che coordinava la manifestazione poneva la seguente domanda: Architetto. può dirci, per un’opera delle caratteristiche simili e della stessa dimensione, mediamente quanto tempo si impiega in Italia e quanto in uno degli altri paesi europei? L’architetto ci dà una risposta secca e sicura: in Italia, per un opera di circa 50 milioni di euro è necessario un tempo che va da venti anni circa per arrivare anche a un massimo di trenta se l’opera verrà completata.
In Europa, in qualunque altro dei suoi paesi, occorrono da tre a cinque anni. Il perché è presto detto: in Italia, per ogni progetto sono necessari da 35 a 38 passaggi autorizzativi, presso un numero svariato di soggetti diversi, ognuno dei quali si esprime autonomamente. Negli altri paesi i progetti si approvano con conferenze di servizi a maggioranza e una volta deciso non è più possibile interrompere il processo realizzativo. Se non si mette mano ad una riforma seria e ragionata del nostro paese, delle norme e delle regole che ne governano la gestione e lo sviluppo, il paese è destinato ad essere sempre più sottosviluppato.
Forse fanno bene tutte le intelligenze, le energie, i giovani che lo lasciano, che lo abbandonano. Vanno a trovare altrove possibilità di vita, crescita e sviluppo.
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