“Se non ci sarà un cambio di rotta andremo verso forme di lotta sempre più dure”: lo hanno detto Cgil, Cisl e Uil regionali nel corso di un’assemblea unitaria convocata per fare il punto sulla crisi in Sicilia e rilanciare l’iniziativa sindacale. Critiche le confederazioni nei confronti del governo Crocetta che “ha solo annunciato ma non realizzato le riforme, non fa niente per lo sviluppo né può pensare di coinvolgere i sindacati solo per gestire tagli ed emergenze”. Nel corso del dibattito è stato annunciato lo sciopero regionale dei ferrovieri per il 25 marzo contro la soppressione dei treni a lunga percorrenza e il taglio delle navi per l’attraversamento dello Stretto. In stato di agitazione anche tutte le altre categorie.
Tra i punti del documento presentato da Cgil, Cisl e Uil, il risanamento finanziario, una spending review che colpisca sprechi e privilegi e non lavoratori e pensionati, le riforme dei settori chiave: dalla pubblica amministrazione, agli assetti istituzionali, dalla formazione professionale alle politiche sociali a partire dalla istituzione del fondo regionale per la non autosufficienza. Ma anche le politiche per il rilancio dei settori produttivi, cominciando con la creazione di una cabina di regia tra pubblica amministrazione e parti sociali per monitorare le emergenze e sbloccare gli investimenti. “A due anni dall’insediamento del governo regionale – ha detto il segretario generale della Cgil Sicilia, Michele Pagliaro – le riforme e le misure per lo sviluppo sono al palo, in un contesto di povertà crescente in cui una famiglia su due vive in uno stato di deprivazione. La situazione è talmente critica e l’azione di governo talmente deficitaria – ha sottolineato – che con oggi vogliamo lanciare un segnale e dire che così non può più andare avanti”. “Serve chiarezza sui conti e soprattutto – ha detto Mimmo Milazzo, numero uno della Cisl Sicilia – l’applicazione nell’Isola delle norme nazionali sui costi standard per la Regione e gli enti sottoposti a vigilanza e controllo regionale, sanità compresa. Inoltre, prima di parlare di tagli di personale, la Regione – ha aggiunto – tagli i costi intermedi: consulenze, sprechi, consigli d’amministrazione, ruberie”. Per Claudio Barone, segretario della Uil Sicilia: “Sino ad oggi non è stata fatta alcuna riforma. In strada ci sono quattromila lavoratori della formazione professionale che non hanno alcuna alternativa e anche sulla riforma delle Province manca la garanzia occupazionale per i dipendenti. Così – ha sottolineato – si rischia una vera e propria macelleria sociale”.
Dal 2008 ad oggi è andato il fumo in Sicilia il 40% del valore aggiunto dell’industria, gli investimenti si sono pressoché dimezzati, 230 mila posti di lavoro sono andati perduti e il Pil è calato del 16%. “Non è accettabile – si legge nel documento dei sindacati – il continuo inasprimento della pressione fiscale sulle famiglie che in Sicilia per il 52,6% versano in stato di deprivazione con la tendenza a scivolare verso la condizione di povertà relativa (32,5% delle famiglie) e assoluta (15,8% dei nuclei familiari)”.