“La bilancia commerciale tra la Sicilia e la Russia pesa tutta in favore di quest’ultima: dei 3,8 miliardi del valore dell’interscambio solo lo 0,4% riguarda le esportazioni siciliane, che si fermano a 17,9 milioni di euro. E se è vero che l’Isola è un hub importante per le forniture russe di greggio, gas e di prodotti petroliferi raffinati, che rappresentano la stragrande maggioranza delle merci interessate, è vero anche che la Sicilia può fare molto di più sul fronte delle esportazioni verso Mosca”. Lo ha detto oggi a Catania il presidente di Banca Intesa Russia e dell’Associazione Conoscere Eurasia, Antonio Fallico, nel corso della relazione di apertura del 7° Business Forum dedicato alle relazioni commerciali tra Sicilia, Italia e Russia con circa 200 aziende accreditate.
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Per il presidente dall’Associazione Conoscere Eurasia, che ha organizzato l’evento assieme al Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo in collaborazione con Banca Intesa Russia e Intesa Sanpaolo, “anche sul fronte dell’incoming turistico la Sicilia deve fare il salto di qualità definitivo. Al di là del primo quadrimestre di quest’anno dove si sconta pesantemente l’effetto delle tensioni geopolitiche e della crisi del rublo, quello turistico è forse l’unico indicatore economico a non perdere quota nell’annus horribilis 2014, con una crescita degli arrivi – secondo Enit Mosca – del 3% rispetto al 2013”. Per l’Osservatorio turistico della Regione Siciliana, la Russia è il quinto Paese per numero di pernottamenti esteri (dato: 2013) nell’Isola con un’incidenza del 6% del totale, dietro a Stati Uniti (6%), Regno Unito (7%) Germania (17%) e Francia (21%).
Complessivamente l’interscambio Sicilia-Russia nel 2014 ha fatto registrare un -22,7% rispetto all’anno precedente, con una perdita di 1,1 miliardi di euro a tutto svantaggio delle importazioni di petrolio e gas, mentre l’export siciliano verso Mosca, al netto del turismo, si è mantenuto quasi stabile (-0,9%). Tra i settori più impegnati, in regressione quello dei prodotti alimentari e delle bevande (6 milioni di euro, -5,5%) oltre a macchinari e apparecchiature (1,9 milioni, -17,6%), mentre sono in crescita le vendite di sostanze e prodotti chimici (1,7 milioni, +106%) e i metalli di base (2,3 milioni +529%). Perdono il 56% invece i prodotti dell’agricoltura, notevolmente penalizzati dall’embargo della seconda parte dell’anno (232mila euro contro 530mila euro di importazioni nello stesso settore).