PALERMO – «Abbiamo raggiunto il punto di non ritorno in una situazione che è stata volutamente intorbidita». A parlare è Aurelio Angelini, 62 anni a settembre, docente di sociologia dell’Ambiente all’Università di Palermo e tra le altre cose direttore della Fondazione Unesco Sicilia, non è tipo che le manda a dire e sulla questione della gestione dei rifiuti nell’isola ha parecchie cose da raccontare considerato che se ne occupa da anni ed è stato anche recentemente chiamato dall’assessore Vania Contraffatto quale componente del gruppo di esperti per il nuovo piano rifiuti della Regione. Per fare chiarezza in un settore in cui regna la confusione e che la commissione parlamentare Ecomafie ha definito di «Disordine organizzato». E a supporto delle affermazioni della commissione tornano in mente proprio le parole di Angelini, rilasciate a metà gennaio a Giuseppe Lo Bianco che ne ha scritto sul Fatto Quotidiano: «Sta prevalendo in Sicilia il progetto politico sostenuto da un’associazione di incompetenti, affaristi, faccendieri che gestiscono e decidono sui rifiuti da 15 anni e che in questa fase di riorganizzazione puntano a blindare il loro dominio attraverso il commissariamento. I dati certificano che in Sicilia il sistema di gestione dei rifiuti è fuori dal controllo democratico».
Professore Angelini, il presidente della commissione Ecomafie Alessandro Bratti ha parlato di un nuovo piano rifiuti che sarebbe in preparazione.
«Non c’è nessun nuovo piano rifiuti in arrivo. La commissione di cui anch’io faccio parte non è stata chiamata per fare un nuovo piano. L’assessore ci ha chiamati e ha detto: ragioniamo sulle eventuali modifiche da apportare all’ultimo piano varato che poi è quello voluto dall’allora presidente della regione Raffaele Lombardo nella sua qualità di commissario delegato per l’emergenza. Io ho già detto che quel piano non è vigente e c’è un parere dell’Ufficio legale della Regione in cui si spiega che quel piano non può essere vigente».
Ma la commissione parlamentare non ha fatto riferimento all’attuale vigenza: ha detto che è scaduto e quindi in qualche modo per un periodo è stato vigente?
«Assolutamente no, quel piano che pure ha ricevuto un primo via libera dal ministero per l’Ambiente non è mai entrato in vigore. L’allora direttore generale del dipartimento Marco Lupo lo ha pubblicato sul sito e da lì è nata l’ambiguità: per essere vigente doveva andare sulla Gazzetta ufficiale non sul sito. Mancava la Vas (la valutazione ambientale strategica) e come spiega l’avvocato Romeo Palma, nel parere dell’Ufficio legale di cui abbiamo detto, questa mancanza impediva che il piano fosse pienamente operativo. La Vas è arrivata a dicembre 2014 con una cinquantina di prescrizioni e su quelle prescrizioni siamo stati chiamati a operare dall’assessore»
Ma intanto, sulla base delle previsioni di quel piano, sono stati fatti impianti, spesi soldi, fatte gare.
«Esatto. Se è per questo sono stati spesi anche 200 milioni per le bonifiche»
E allora oggi qual è la situazione: la Sicilia quale piano deve applicare?
«Intanto va fatta una precisazione: la Sicilia è l’unica regione in Italia a non avere un piano di gestione che, come è noto, va approvato dall’Assemblea regionale ed è uno strumento di programmazione e gestione ordinaria».
Bene, anzi male, e quindi?
«E quindi sono è in vigore il piano che risale ormai a più di dodici anni fa: quello voluto dall’allora presidente della Regione Salvatore Cuffaro, commissario delegato per l’emergenza, approvato nel 2002 e che prevede tra le altre cose la costruzione di quattro termovalorizzatori. Quel piano aveva abrogato e integrato il Pier (il Piano di interventi per l’emergenza rifiuti) che io stesso ho contribuito a far nascere e che risale a luglio del 2000».
Quindi se abbiamo capito bene ancora oggi è possibile costruire i termovalorizzatori in Sicilia.
«Si è così: i quattro termovalorizzatori a norma di piano vivono. Dimensionandoli per il 35% dei rifiuti prodotti, considerato che il resto deve essere destinato a raccolta differenziata potrebbe essere rifatto il bando. Lo dico ribadendo che sono contrario a questo sistema»
Intanto ci sono gli Aro, gli Ambiti di raccolta ottimale e il piano Lombardo prevedeva che potessero costruire impianti per bruciare il cosiddetto css (combustibbile solido secondario ricavato dalla frazione secca dei rifiuti).
«In linea teorica grazie al sistema degli Aro ognuna di queste Aree ottimali potrebbe costruirsi il proprio piccolo impianto per bruciare rifiuti. anche se io, come ho già fatto in passato, non consiglierei a nessuna banca di dare credito a queste iniziative».