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Rifiuti Sicilia, presentata relazione commissione bicamerale: "servono impianti"

«Per risolvere il problema e chiudere il ciclo dei rifiuti occorrono gli impianti, a costo di essere impopolari». Sono queste le prime parole espresse da Alessandro Bratti, presidente della Commissione Bicamerale di inchiesta sul ciclo dei rifiuti che ieri, per la prima volta in Sicilia, ha presentato a Scicli i contenuti della relazione che mette nudo le difficoltà dell’isola in materia di gestione rifiuti. Bratti è intervenuto in un convegno organizzato dal Partito Democratico cittadino, su sollecitazione della senatrice Venera Padua, ed ha in sintesi illustrato il lavoro realizzato dalla commissione di inchiesta negli ultimi 5 anni e concluso con la redazione della relazione. Si tratta di oltre trecento pagine all’interno delle quali emergono i problemi più o meno noti della Sicilia in materia di rifiuti, una emergenza costante dalla fine degli anni novanta che ha registrato solo qualche lampo nei tentativi di trovare una soluzione, tentativi che però sono risultati sempre vani e così, si sono succeduti i governi, ma l’emergenza è rimasta. I punti di criticità emersi nella relazione di inchiesta riguardano la connivenza tra politica e criminalità organizzata, le discariche private allargate oltre le possibilità consentite grazie a facili “Via” e “Aia” rilasciate da funzionari regionali, incapacità di attuare una raccolta differenziata efficace che, a parte qualche eccezione come, ad esempio Zafferana Etnea o Monterosso Almo, non supera nemmeno la doppia cifra, inefficienza nel far funzionare gli impianti di recupero e di riciclaggio.

Un dirigente “ignaro” promosso

«Durante il lavoro di istruttoria- ha affermato Alessandro Bratti-  ci siamo imbattuti in situazioni che sarebbero state esilaranti se non fossero state gravi: ad un certo punto ci siamo trovati davanti un dirigente apicale della regione che è venuto davanti la commissione ed ha affermato di non sapere niente di queste cose e non sapeva di essere nemmeno nominato come dirigente. Si tratta di un dirigente che oggi, tra l’altro, è a capo del  corpo forestale quindi, addirittura, è stato promosso».

Bratti è venuto a parlare di rifiuti in Sicilia in un momento in cui l’emergenza è ai massimi livelli storici e il dibattito sul conferimento all’estero è apertissimo. «Personalmente – ha affermato Bratti – penso che lo smaltimento dei rifiuti all’estero sia una soluzione transitoria, ci dovrà certamente essere un momento in cui bisognerà conferire fuori per ridurre i livelli di emergenza, ma poi occorrerà realizzare gli impianti per riuscire a chiudere il ciclo, impianti che non devono per forza essere di incenerimento, ma anche impianti di selezione, compostaggio, impianti meccanico-biologici, di biostabilizzazione ecc ecc.

Sul conferimento dei rifiuti all’estero poi il presidente della Commissione Bicamerale di inchiesta sui rifiuti ha aggiunto: «non sarebbe quantomeno etico trasferire i rifiuti in quei paesi dove la normativa sulla raccolta non è all’avanguardia, mi riferisco a paesi come la Bulgaria o la Romania, altra cosa è se si conferisce in paesi ben più organizzati in questo senso come la Germania o l’Olanda».

Caso Scicli: revoca giusta, alla Sicilia servono impianti per i RSU

Il presidente della commissione Bicamerale di inchiesta ha parlato anche del caso della piattaforma per il trattamento di rifiuti pericolosi e non autorizzato in contrada Cuturi a Scicli  con decreto della Regione poi revocato dall’assessore Croce.

«Credo che con la revoca sia stata presa la scelta giusta, tra l’altro in un momento come questo bisognerebbe agire in altro modo, in Sicilia non stiamo parlando di crisi relativa a impianti di rifiuti speciali pericolosi, ma di impianti per i rifiuti solidi urbani quindi concentriamoci su questi al momento».

 

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