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Riforma della scuola, protestano i prof precari in Sicilia: "No alla deportazione al Nord"

Riforma della scuola, protestano i prof precari in Sicilia: “No alla deportazione al Nord”. Monta la protesta in Sicilia dei professori precari che dicono no all’obbligo di mobilità previsto dalla nuova riforma della scuola. In pratica, i precari saranno stabilizzati, ma potrebbero essere lontani centinaia di chilometri da casa.

L’articolo 6 del bando indica che i docenti che rinunceranno alla proposta di assunzione verranno non solo esclusi dalle successive fasi previste dalla riforma scuola, ma verranno anche espunti dalle rispettive graduatorie. Questo significa che molti insegnanti saranno costretti a lasciare la propria residenza. Vero è che il lavoro è il lavoro, ma il precario della scuola, nella maggior parte dei casi oggi è un cinquantenne che ha una famiglia, una casa, dei figli, paga un mutuo. Come può, con uno stipendio da 1200 euro al mese, trasferirsi al nord in nome della tanto agognata stabilizzazione? 

Ieri in tanti hanno protestato all’Ufficio Scolastico Provinciale, ex Provveditorato agli studi, di Palermo, anche perchè non è ancora chiara quale sarà la sorte dei precari della scuola che non aderiranno alla procedura online per l’immissione in ruolo: rimarranno nelle graduatorie ad esaurimento (Gae) o rischiano di perdere la cattedra? Il Miur risponde  che i precari rimarranno nelle Gae fino alla loro soppressione. Per l’anno scolastico 2015/2016 sono previste  103mila assunzioni su un totale di 167mila precari. I docenti più battaglieri denunciano una “deportazione di massa al nord dei docenti meridionali”.

 Dal gruppo “docenti precari del Sud,” è partita una lettera al presidente del Consiglio Renzi in cui si chiedono le dimissioni del sottosegretario Davide Faraone. «Non possiamo mettere le nostre vite – è scritto nella missiva – nelle mani di chi, pur rivestendo un ruolo chiave all’interno del Miur, non è riuscito a garantire adeguata rappresentanza ai docenti che da anni vivono con la speranza di una vita lavorativa serena. Caro Matteo, vogliamo davvero aiutarti a costruire una “Buona Scuola”, senza pregiudizi e lotte politiche che non ci appartengono. Chiediamo solo di essere considerati come persone che dopo aver vissuto per anni la piaga del precariato ora rischiano di vivere quella dell’emigrazione. Crediamo in te, nel lavoro che stai facendo, ma diffidiamo da chi, come il sottosegretario Faraone, ci ha snobbato in tutti questi mesi ed ha trasformato una riforma che contiene tante cose buone in un mostro che nessuno comprende».

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