“Ho pagato tutto”. Ribatte così il presidente di Riscossione Sicilia, Antonio Fiumefreddo alle accuse rilanciate da un dossier interno che sostiene che lui sia ancora debitore con il fisco per 28 mila euro. Fiumefreddo che oggi a Catania ha indetto una conferenza stampa “sull’attività di spionaggio fiscale scoperta”, ha segnalato in procura cinquanta dipendenti della società che si sarebbero introdotti abusivamente nella sua cartella e in quelle di alcuni deputati.
«Una verifica degli accessi al sistema informatico di Riscossione ha consentito di appurare che il mio codice fiscale – dice – è stato violato, solo nell’ultimo anno, ben 177 volte si tratta di accessi abusivi, e cioè non collegati ad operazioni d’ufficio. Si è cioè trattato di una vera e propria attività di spionaggio».
Secondo Fiumefreddo «gli accessi abusivi avrebbero riguardato non solo la sua persona, ma anche quella del governatore Rosario Crocetta, del presidente della commissione Antimafia Nello Musumeci e dei deputati del Movimento 5 stelle». Nel dossier anonimo emerge che Fiumefreddo avrebbe dal 2001 un debito di circa 28mila euro. E che, una volta diventato presidente della società, dopo sei mesi dalla nomina avrebbe avanzato richiesta di rateizzazione di questo debito. Poi la rateizzazione sarebbe stata sospesa a febbraio perché non sarebbero state pagate alcune rate. Ma Fiumefreddo precisa di aver chiesto la rottamazione della cartella. «Per questo ho smesso di pagare, è un diritto», attacca Fiumefreddo e parla di dossieraggio «contro la sua caccia agli evasori e agli affari e individua i mandanti in alcuni deputati dell’Ars».
Ieri il manager della societa’ regionale, fedelissimo del governatore Rosario Crocetta, al centro di un aspro scontro politico, aveva lanciato dure accuse riferendo che “negli ultimi 22 mesi” e’ stato sottoposto a “spionaggio fiscale: “Con una media di tre volte al giorno lavorativo e per un totale di 748 volte, dipendenti infedeli di Riscossione Sicilia hanno visitato la mia posizione fiscale. Un reato ovviamente di cui si occupera’ la magistratura”.
Si chiede Fiumefreddo: “Per conto di chi hanno agito, per cosa e in cambio di cosa? Un’odiosa aggressione alla mia vita privata perche’ mi sono intestato una battaglia di normalita’ e uguaglianza. Perche’ questi dipendenti infedeli, invece di fare pagare le tasse ai grandi evasori, hanno ritenuto piu’ opportuno abusare di un ufficio, accedere alla mia posizione fiscale e forse modificarla? La magistratura lo accertera’. Io, intanto, vado avanti anche se devo pagare un prezzo cosi’ alto”.
Il fenomeno, in ogni caso, sarebbe piu’ ampio e riguarderebbe numerose personalita’ pubbliche”. Le denunce di Fiumefreddo, recentemente sentito dall’Antimafia su un presunto ammanco fiscale di 52 miliardi di euro, e che ha rinunciato alla tutela disposta dalla prefettura etnea, nelle scorse settimane avevano indotto la Procura di Catania a indagare nove funzionari che avrebbero elargito favori e agevolazioni fiscali ad alcuni deputati regionali.
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