Venerdì con ogni probabilità verrà eletto il nuovo presidente dell’Airgest, la società che gestisce lo scalo aeroportuale di Trapani, il “Vincenzo Florio”. Il nuovo manager avrà tra i primi compiti quello di risolvere la grana Ryanair. I fatti sono noti: c’è un contratto che i Comuni della provincia non riescono a rispettare e la compagnia irlandese potrebbe fare armi e bagagli e andare via. Ma adesso si apre un altro fronte, perchè il “pizzo” (come lo chiama il Sindaco di Erice Giacomo Tranchida) chiesto da Ryanair per operare a Trapani non è un caso isolato, e in altre parti d’Italia si sta indagando sui finanziamenti diretti che arrivano dagli enti a Ryanair, o meglio, alla sua concessionaria pubblicitaria. Il caso è esploso in Puglia. Alitalia ha inviato ad Aeroporti di Puglia e alla regione Puglia una richiesta di accesso agli atti dopo alcuni articoli di Repubblica nei quali si raccontava dell’inchiesta aperta dalla Procura di Bari sul finanziamento di 50 milioni concesso dalla Regione ad “Airport Marketing Services Limited” (Ams), sulla carta società di comunicazione, unica licenziataria sul sito web di Ryanair. In sostanza Ams dovrebbe servire per fare pubblicità sul sito della Ryan. Ma in realtà, questo sostiene la Finanza per lo meno, serve per incassare finanziamenti pubblici. Bella scoperta, a Trapani lo sanno da un pezzo. Ed è anche per questo che la Regione Siciliana non vuole concedere finanziamenti a Ryanair per restare a Trapani (ma invece perchè dovrebbe essere legale se lo fanno i Comuni?) A Bari il sostituto procuratore Luciana Silvestris sta indagando sui soldi versati dalla Regione ad Ams perché ritiene siano un finanziamento diretto alla compagnia aerea: la Puglia non voleva fare pubblicità. Ma l’obiettivo era ottenere che Bari diventasse hub di Ryanair, in modo da aumentare il traffico passeggeri e incassare anche cifre importanti per i servizi aeroportuali. Per farlo c’era però bisogno di evitare la gara d’appalto (alla quale avrebbe potuto partecipare altri vettori) e incorrere in un’infrazione europea per aiuto diretto alle imprese. Per questo sarebbe stata scelta la strada della “finta”, secondo l’accusa, sponsorizzazione.
Un sistema, quello proposto in Puglia, che però — come risulta dalle indagini della Guardia di Finanza — che sarebbe stato ripetuto identico in altre regioni, dalla Sicilia alla Sardegna, dove Ryanair porta le proprie linee. “Questo comportamento — scrive Alitalia alla Regione Puglia annunciando l’intenzione di voler aprire un contenzioso avrebbe però favorito Ryanair a scapito delle altre compagnie ponendo in essere condotte rilevanti non solo dal punto di vista penale e amministrativo, ma anche sotto il profilo della normativa in tema di aiuti di Stato”. Secondo Alitalia, infatti, finanziamenti di questo genere “altererebbero la normale competizione” e “si tradurrebbero in un indebito vantaggio concorrenziale per Ryanair sia in termini di minori costi diretti (in considerazione dello sconto significativo applicato sui servizi di handling) sia in termini di maggiori ricavi, per effetto dell’indebito vantaggio riveniente dall’illegittima attribuzione di contributi pubblici”. “In questa maniera — si legge ancora nella lettera — c’è la possibilità di praticare tariffe più aggressive di quelle consentite alle compagnie concorrenti, tra cui Alitalia”. In questi mesi sia Ryanair sia la Regione Puglia si sono sempre difese sostenendo che nulla c’è di irregolare perché un’indagine di mercato ai tempi fu fatta, che effettivamente per le Regioni esiste un vantaggio pubblicitario-turistico dalle rotte low cost e che comunque i fondi non sarebbero europei. “Ma quella fu — scrive la Finanza — una semplice procedura negoziata senza previa indizione di gara” e Ryanair fu scelta soltanto dopo un’“incompleta e inefficace” indagine di mercato. Tra l’altro con giallo, visto che gli irlandesi parteciparono pur non avendo mai ricevuto l’invito, come risulterebbe agli atti dell’inchiesta. Aeroporti di Puglia, nonostante la chiusura delle indagini, ha rinnovato il contratto nei mesi scorsi a Ryanair, 85 milioni per i prossimi cinque anni, senza gara d’appalto, prorogando il vecchio contratto finito sotto inchiesta.