Saguto mandava la scorta a farle la spesa. “Comprami lo spazzolino Elmex verde, il filo interdentale non cerato Oral-B e un dentifricio Mentadent non granulare per Francesco”. È la lista della spesa inviata dal giudice Silvana Saguto a un uomo della sua scorta via sms, pubblicata da La Stampa
“Quelli non fanno mai un c….”, diceva al telefono e spediva gli agenti in farmacia, a prendere una ricetta nell’ambulatorio medico e a portarla alla madre.
E se il giudice era dell’estetista, ma le mancava lo smalto non c’era problema: “Viene Carmine (agente,ndr) a prenderlo”, diceva al marito
Il giudice Silvana Saguto è l’ex presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo, finita nel mirino della polizia tributaria e dei pm di Caltanissetta che indagano sugli incarichi multimilionari, assiame all’amministratore giudiziario Gaetano Cappellano Seminara e a suo marito Lorenzo Caramma, nominato coadiutore di diverse amministrazioni per volere della moglie. I pm indagano su presunte tangenti.
Il giudice Saguto, stando alle intercettazioni, rimprovera al telefono suo figlio chef Elio Caramma per le spese eccessive
“Siamo indebitati persi. Non è possibile, non si può fare, non esiste stipendio che possa garantire queste cose. La nostra situazione economica è arrivata al limite totale, non è possibile più, completamente! Ci sono sempre nuove cose! Voi non potete farmi spendere 12, 13, 14 mila euro al mese, noi non li abbiamo questi introiti”
È per rimediare — in parte — a questa gravissima crisi familiare, provocata dai tre figli, sostiene la Procura di Caltanissetta, che l’ex presidente della sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo avrebbe ottenuto denaro dall’amministratore giudiziario Gaetano Cappellano Seminara, che a sua volta — sempre secondo l’accusa — sarebbe stato favorito nel «sistema» degli incarichi multimilionari, in un giro che avrebbe coinvolto pure Lorenzo Caramma, il marito ingegnere della Saguto, nominato coadiutore fuori Palermo per «ringraziare» la moglie.
Il denaro sarebbe stato portato con un trolley, la sera del 30 giugno, direttamente a casa del magistrato antimafia. È in questo episodio, minuziosamente ricostruito dagli uomini del Nucleo di polizia Tributaria della Guardia di Finanza, che si concentra una delle principali ipotesi di corruzione a carico della Saguto. Coinvolto adesso pure l’architetto Giuseppe Caronia, amministratore unico della Caes, che nei giorni scorsi aveva subito una perquisizione.
Uno degli interlocutori più autorevoli finiti nelle intercettazioni è il prefetto di Palermo Francesca Cannizzo. Sono diversi i colloqui su cui adesso l’indagine di Caltanisetta sta cercando di fare luce. In un’occasione, la Saguto sollecita all’amministratore giudiziario Alessandro Scimeca l’assunzione di una persona. “Io ti devo chiedere il favore per il prefetto – dice il 28 agosto l’allora presidente delle misure di prevenzione – di quello là… da assumere, devi trovare “. Ma Scimeca resiste. “Io al prefetto l’aiuto pure, ma non con quella mansione, non con quella qualifica… non è proponibile, possiamo trovargli una cosa più modesta”. Adesso, gli inquirenti vogliono capire chi sia la persona raccomandata dal prefetto.
Le intercettazioni chiamano in causa la Cannizzo anche per una raccomandazione chiesta dalla Saguto, per il professore della Kore Carmelo Provenzano, che aspirava a un incarico di commissario al Cara di Mineo. Erano grandi amiche Silvana Saguto e Francesca Cannizzo. E fra il 21 e il 22 marzo, il figlio chef del giudice, Elio, cucinò in occasione della prima apertura al pubblico di Villa Pajno, la residenza privata del prefetto.
I MAGISTRATI. “Rilanciamo la ‘questione morale’ in magistratura, al di fuori di steccati ideologici e di frasi di maniera”. E’ quanto chiedono i magistrati di ‘Autonomia&Indipendenza’, che si sono incontrati al Palazzo di Giustizia di Palermo per parlare dell’inchiesta che coinvolge l’ex Presidente della Sezione Misure di prevenzione, Silvana Saguto, indagata per corruzione con il marito Lorenzo Caramma e l’amministratore giudiziario Gaetano Cappellano Seminara per la gestione dei beni confiscati. “Abbiamo parlato delle nostre tante iniziative, culturali e sindacali, ma soprattutto dei valori fondanti del nostro gruppo: la difesa dell’autonomia e dell’indipendenza della magistratura, la tutela della sua immagine e credibilità esterna, l’etica e la deontologia professionale, la lotta contro ogni sistema di potere, anche interno alla magistratura, il rilancio dell’autogoverno, da sottrarre alle logiche correntizie – spiegano i magistrati – Molti di questi temi, è evidente, richiamano la nota vicenda giudiziaria di Palermo. I fatti che emergono dagli articoli di giornale (che quasi ogni giorni svelano nuovi particolari e dettagli) sono gravi, gravissimi, delineano un sistema di potere esercitato con metodi e modalità che, a prescindere dalla loro rilevanza penale, appaiono gravemente scorretti sul piano etico e deontologico, da parte di magistrati deputati a combattere la mafia”.
“E ci chiediamo come sia possibile che si sia creata e consolidata questa situazione, nell’indifferenza generale e in particolare dei soggetti istituzionalmente chiamati ad esercitare poteri di controllo e vigilanza – dicono i giudici di Autonomia&Indipendenza. “Sul punto, pertanto, vi è una fortissima esigenza che sia fatta al più presto chiarezza, senza tentennamenti e al di là degli esiti dei procedimenti penali ancora in fase di indagine – dicono – Anche perché Palermo è l’ufficio giudiziario simbolo della lotta alla criminalità, per cui è ancora più importante che ogni ombra ed ogni situazione di imbarazzo e di incompatibilità vengano eliminate. La “vera” antimafia e la dignità dei magistrati vanno tutelate anche in questo modo. Auspichiamo che il Csm intervenga con tempestività”.
BORSELLINO. Manfredi Borsellino, figlio del magistrato Paolo Borsellino, risponde con una lettera pubblicata su Repubblica agli insulti del magistrato Silvana Saguto. “Manfredi Borsellino è uno squilibrato, lo è sempre stato, lo era pure quando era piccolo. Lucia Borsellino è cretina precisa” ha detto il magistrato Saguto indagata nell’inchiesta della Procura di Caltanissetta sulla gestione dei beni sequestrati alla mafia. Le parole offensive nei confronti dei figli di Borsellino sono state intercettate nell’ambito dell’indagine e pubblicate da La Repubblica.
Manfredi Borsellino che non aveva ancora commentato la vicenda ha deciso di pubblicare una lettera indirizzata a sua figlia Merope, 9 anni, che ha chiesto al padre perché “una signora al Tg ha detto parolacce” rivolte a suo padre e alla zia.
“Non sapevo (e non so) come rispondere a una domanda di mia figlia, come spiegarle perché un altro magistrato che ha definito Paolo Borsellino ‘un carissimo amico personale’, sostenendo di ‘aver visto crescere i suoi figli’ li insulti etichettandoli come ‘cretini’ e ‘squilibrati'”.
Borsellino definisce quelle parole “incommentabili” e confessa alla figlia di non avere una risposta alla sua domanda sul perché una donna che non ha mai frequentato casa Borsellino senta l’esigenze di esprimere giudizi “così trancianti e cattivi”
“Io, cara Merope, a questa tua legittima domanda ti confesso non sono in grado di rispondere. Per tuo padre articolare una risposta è impresa ardua, non avendo avuto mai ‘l’onore’ di conoscere direttamente la signora che ha pronunciato quelle offese. Onore che però hanno avuto tante persone importanti della tua città. Forse un giorno qualcuna di queste persone qualificate ti spiegherà ciò che io non sono in grado di spiegarti”.
Manfredi Borsellino chiude la lettere alla figlia citando Dante Alighieri, con un consiglio a se stesso e alla sua bambina
“Tieni a mente un verso della Divina Commedia del poeta Dante mentre descrive i vili, cioè ‘coloro che visser senza ‘nfamia e senza lode: ‘non ragioniam di loro, ma guarda e passa’, ovvero non ti curare di loro ma guarda avanti e non ti vergognare mai di tutte le volte che proverai forti emozioni di piangere o di commuoverti. Il tuo papà”.