Last updated on 12 dicembre 2022
Secondo un tribunale svedese, può essere avviata una causa contro il proprietario di Facebook, Mark Zuckerberg, per presunta complicità in una truffa su investimenti in cannabis.
L’avvocato svedese Lars Olofsson ha ottenuto il diritto di procedere da un tribunale di Luleå, in Svezia, dove nel 2011 è stato istituito il primo data center di Meta Platforms Inc. al di fuori degli Stati Uniti.
La causa è la prima di una serie pianificata da Olofsson contro le autorità di regolamentazione, i media e gli avvocati per aver facilitato una truffa contro una serie di investitori, 800 dei quali si sono costituiti in class action.
“Grande vittoria”
Olofsson ha fatto sapere che la rapida decisione del tribunale, emessa entro 36 ore dal deposito della richiesta, è una “grande vittoria” che “invierà un messaggio a chi, intressato sul fatto, saprà che si stia procedendo a pieno ritmo, come già in altri casi”.
La causa nasce da un crescente scandalo in Europa su JuicyFields, una società fintech che offriva quote “per pianta” di raccolti di cannabis. Il caso JuicyFields è diventato pubblico nell’aprile 2020 ed è esploso circa sei settimane dopo che l’autorità di regolamentazione tedesca BaFin aveva vietato la vendita delle sue azioni agli investitori tedeschi lo scorso giugno.
Scena del crimine
I meta server a Luleå, situata nell’estremo nord della Svezia proprio all’interno del circolo polare artico, “coprono circa un miliardo di utenti di Facebook e Instagram, e include la maggior parte dei miei clienti”, ha affermato Olofsson. “L’argomento è che questo è il luogo in cui è stato commesso il crimine. È tramite questi server che i miei clienti sono stati esposti alla frode di JuicyFields”.
Olofsson ha affermato di aver identificato fino a 170 persone, banche, società e avvocati con collegamenti alla massiccia frode sulla cannabis, che secondo lui ha derubato gli investitori di quasi 2,5 miliardi di dollari a livello internazionale.
Schema Ponzi
Gli osservatori affermano che JuicyFields è un classico schema Ponzi in cui gli operatori pagano dividendi elevati ai primi investitori con i fondi di coloro che investono in seguito.
La causa contro Zuckerberg, tecnicamente un procedimento penale privato, lo accusa, in qualità di amministratore delegato di Meta, di essere stato gravemente negligente nel non riuscire a controllare chi ha utilizzato le piattaforme dell’azienda. L’accusa inoltre è anche perché il suo comportamento negligente ha contemplato anche la violazione, da parte della società, dei propri termini di servizio, una frode secondo il codice penale svedese, sanzionata con una una pena detentiva obbligatoria da due a sei anni.
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