L’assessore regionale al territorio e ambiente, Maurizio Croce, ieri ha firmato la revoca del decreto che aveva autorizzato il mega-impianto di rifiuti pericolosi e non in Contrada Cuturi a Scicli. Con Decreto n 290 del 25 luglio 2016, Croce ha voluto mettere un punto in una vicenda che, a partire dal mese di aprile, ha catalizzato l’attenzione di politica e società civile, aprendo un dibattito acceso sulla questione. Nei giorni scorso l’Acif Srl, azienda che ha presentato il progetto, aveva vinto il ricorso presentato contro la sospensione del decreto, il Tar aveva accolto l’opposizione della ditta in merito alla mancata indicazione della durata dell’efficacia della sospensione stessa, ma l’assessore regionale ha voluto stroncare subito i canti di vittoria dell’azienda e le preoccupazioni dei cittadini decretando la revoca. Il decreto firmato da Croce trova fondamento principalmente sul fatto che il giudizio di compatibilità ambientale reso con D.A 159/Gab è stato reso senza tenere conto del “protocollo di miscelazione-piano di gestione operativa” e senza il parere dell’Arpa di Ragusa i cui dirigenti, in una riunione tenutasi alla Regione il 3 maggio 2016, hanno evidenziato che l’elaborato presentato dall’Acif Srl presenta dei criteri gestionali che non consentono una efficacia azione di monitoraggio e controllo. L’elaborato in questione presenta, secondo quanto si legge nel decreto di revoca, diversi e numerosi codici di rifiuti non valutati dall’assessorato in fase di rilascio del decreto n 159 del 4 maggio 2015. In sostanza l’Acif ha presentato il protocollo di miscelazione-piano gestione operativa in una fase successiva all’esame condotto dall’assessorato e, nello specifico, il 30 giugno 2015, precludendo allo stesso assessorato un esame completo di tutti gli atti necessari per la corretta adozione del decreto autorizzativo. La ditta, tra l’altro, è stata chiamata a presentare memorie in merito alle mancanze prima citate, memorie non presentate. Con la revoca, quindi, si mette un punto alla vicenda, ma è davvero tutto finito? Quel che è certo è che l’azienda farà battaglia per far valere le proprie ragioni e da oggi ha 60 giorni di tempo per presentare ricorso al Tar. Intanto ieri aveva parlato proprio il legale dell’Acif, l’avocato Rocco Todero il quale aveva definito la situazione venutasi a creare come una follia collettiva, L’Acif, che ha avuto le autorizzazioni e i finanziamenti statali, non ha ben chiaro perché si continua a parlare di rischio per la salute dei cittadini, considerato che discarica non è ma un impianto di alta tecnologia che ha impegnato per anni ingegneri e progettisti per trasformare i rifiuti. L’avvocato Todero ha escluso ogni rischio per la salute sostenendo che non c’è mai stata alcuna correlazione tra l’incidenza dei tumori e la presenza di un sito che tratta i rifiuti.
Insomma, l’Azienda è fortemente convinta che l’impianto possa rappresentare una risorsa per il territorio, ma dello stesso parere non sono quanti si oppongono allo stesso i quali si chiedono perché, se si vuole dare un servizio al territorio, si preme per realizzare un mega-impianto per il trattamento di rifiuti di tipo industriale che possa servire anche alle raffinerie petrolifere e perché farlo in una zona agricola a due chilometri dal centro abitato e non in una area industriale. Sulla vicenda rimangono aperti molti gialli, si tratta, lo ricordiamo, di un iter autorizzativo che si è fatto strada nei meandri degli uffici e nel silenzio più assoluto, un iter che ha avuto un parere negativo da parte del comune di Scicli che ha evidenziato i vincoli urbanistici dell’area, parere poi ribaltato con l’avvento dei commissari straordinari che hanno pubblicamente affermato di non essere a conoscenza del decreto e hanno manifestato contrarietà allo stesso, ma senza impugnare l’atto come più volte richiesto dal presidente della Commissione Sanità Pippo Digiacomo. L’atto invece è stato impugnato dal comitato per la tutela della salute e dell’ambiente che ha presentato ricorso al Tar, forte è stato anche l’interesse dei parlamentari che in maniera trasversale hanno contribuito alla revoca, ricordiamo anche che l’intera vicenda è sotto la lente di ingrandimento della Commissione Antimafia.
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