Su proposta del ministro dell’Interno Angelino Alfano il consiglio dei ministri ha sciolto per mafia il Comune di Corleone.
Ora Lea Savona, sindaco di Corleone eletto alle ultime amministrative con una lista civica di centrodestra, dovrà fare le valigie. Ma questa “sentenza” in qualche modo era stata annunciata dalla dichiarazione fatta a gennaio dallo stesso Alfano che rese noto l’accesso agli atti del Comune. “L’accesso”, spiegò lo stesso sindaco per nulla sorpresa, “riguardava l’assegnazione di alcuni appalti come quello relativo alla costruzione di un impianto polivalente nei pressi del campo sportivo”.
La gara infatti finì all’attenzione della Procura di Palermo che arrestò un dipendente comunale, Antonio Di Marco, indicato dagli inquirenti come il nuovo capo mandamento. Di Marco, custode del campo sportivo, dove si sarebbero svolti anche summit di mafia, in alcune intercettazioni avrebbe fatto riferimento alla possibilità di fare pressioni presso gli uffici comunali per pilotare i lavori. “Nessuno immaginava”, osservò allora il sindaco, “che questo dipendente comunale potesse essere colluso”.
Ma nel fascicolo della dda finì anche il fratello del primo cittadino, Giovanni Savona. Il capo famiglia di Chiusa Sclafani, Vincenzo Pellitteri, non sapendo di essere intercettato, diceva: “è un grande amico nostro, solo che lui è allacciato con Mario”. Dove Mario era Mario Grizzaffi, fedelissimo di Toto’ Riina e fratello del boss Giovanni.
Dopo l’accesso agli atti fu la volta delle commissioni Antimafia nazionale e regionale. La Savona, che anni fa vinse anche il premio intitolato alla memoria del giudice Paolo Borsellino, venne ascoltata dall’Antimafia regionale. “Avrò peccato di leggerezza, inesperienza, di qualche sbavatura, ma non posso essere considerata vicina ad ambienti mafiosi. Rinnegherei il nome che porto e mi dissocerei dalla mia stessa famiglia se mio fratello fosse coinvolto in qualche organizzazione”, disse a conclusione dell’audizione.
Quello che è accaduto al Comune di Corleone, purtroppo, non stupisce: è il triste esito di una vicenda che era apparsa fin dall’inizio difficilmente recuperabile” ha dettio Fausto Raciti, segretario regionale del Partito Democratico in Sicilia, a proposito dello scioglimento per mafia del Comune di Corleone.
Si attende la relazione della commissione di accesso agli atti, insediatasi nello scorso ottobre per i successivi sei mesi, per conoscere le motivazioni che hanno orientato la decisione assunta oggi dal Consiglio dei ministri.
“L’accesso agli atti – diceva la Savona – riguarda l’appalto per la costruzione di un impianto polivalente nei pressi del campo sportivo, deciso dalla precedente amministrazione comunale”.
Ma al di là dell’accanimento politico “ci devono essere i riscontri di carabinieri e magistratura a supporto di un simile provvedimento” aggiunge il primo cittadino. I carabineri avevano avviato subito delle indagini e i primi accertamenti hanno portato a un risultato: è emerso che uno dei membri della confraternita di San Giovanni era cugino di secondo grado della Bagarella, la moglie di Riina. “Rinnegherei il nome che porto e mi dissocerei dalla mia stessa famiglia se mio fratello fosse coinvolto in qualche organizzazione”. “Ci auguriamo – conclude Raciti – che Corleone possa superare presto questa nuova difficile pagina, ed avere un’amministrazione ed un consiglio comunale degni della sua storia migliore”.
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