«Arriva un botto di fine anno per il mercato ortofrutticolo di Vittoria, un “tappo” di 3 milioni di euro circa, chi paga? Mi raccomando massima omertà e corsa a chi arriva prima». Questo è un post pubblicato ieri da Maurizio Ciaculli, presidente regionale di Altragricoltura e imprenditore agricolo, da sempre impegnato nella lotta alla criminalità. Questa lotta lo ha portato a perdere quasi tutto quello che aveva, il lavoro, molti amici e ad essere costantemente sotto il mirino della criminalità, che lui chiama senza mezzi termini mafia. Ad Agosto il capannone di Maurizio Ciaculli, che ha una delle aziende ortofrutticole più grandi e importanti di Vittoria, è stato dato alle fiamme andando a distruggere vent’anni di lavoro e sacrifici fatti da un uomo che da sempre ha lavorato nella produzione e commercializzazione di prodotti ortofrutticoli e che, dal 2012, ha avuto il coraggio di denunciare il malaffare all’interno di uno dei mercati ortofrutticoli più importanti d’Europa, quello di Vittoria appunto. L’ultimo attacco vile e meschino Ciaculli lo ha ricevuto solo venti giorni fa, quando gli è stata recapitata una lettera anonima scritta con ritagli di giornale dove si può leggere, tra le altre cose: “Si muortu ca camina”.
Ci può spiegare meglio il contenuto del suo post?
«Si tratta di uno dei tanti buchi a discapito della legalità e della economia della nostra provincia oltre che della produzione, da due mesi a questa parte, devo dire con molta omertà da parte degli operatori esterni al mercato ortofrutticolo di Vittoria, gli operatori commerciali all’interno del mercato hanno subito un “tappo” da parte di una azienda di Napoli per un ammontare di circa 3 milioni di euro. Ad essere colpiti da questa situazione sono i piccoli produttori che già vivono momenti di profonda crisi.
Qualcuno si è mosso per recuperare questi crediti?
«Assolutamente no perché io sono oramai tagliato fuori dal lavoro dal 2012, dopo vent’anni che mi occupo di ortofrutta, della produzione e commercializzazione dei prodotti agricoli, mi sono rovinato, purtroppo, denunciando proprio la GDO per taroccamento di merce, per riciclo di denaro sporco e falsificazione di marchio.
Consideri che oggi la grande distribuzione è quella che fa cartello e decide chi deve lavorare e chi tagliare fuori anche con intimidazioni mafiose».
Rimaniamo sul buco da tre milioni, quanti sono stati colpiti e con quali modalità è stato perpetrato?
«Sono circa 8/10 interni all’ortomercato e altrettanti sono all’esterno, quelli che, ad esempio, hanno i magazzini, poi qualche buco hanno fatto anche al mercato di Santa Croce e in quello di Ispica. A farlo è stato un commerciante che da decenni gira nei mercati della provincia di Ragusa, già circa 5 mesi fa gli avevano tolto l’assicurazione dei crediti, ma nonostante ciò qualcuno ha continuato ad avere fiducia in questa persona, del napoletano, continuando a dargli della merce creando così un buco di questa portata».
Secondo lei si riuscirà a recuperare questi soldi?
«Secondo me sarà molto difficile, è brutto da dirsi, ma magari adesso qualcuno partirà alla ricerca del debitore con il supporto di alcuni “amici”, ma ad attenderli troveranno possibilmente fucili puntati e saranno costretti a tornare indietro. Questo lo dico per esperienza pregressa, so che in questo modo non si ottiene nulla, perché chi organizza buchi di queste dimensioni, spesso, è coperto da malavitosi»
Ritorniamo al discorso delle minacce e intimidazioni, quali le modalità utilizzate contro la sua persona?
«Consideri che 20 giorni fa ho ricevuto una lettera anonima, che ovviamente ho portato subito agli inquirenti, una lettera dove sono scritte, con ritagli di giornale, frasi del tipo “Si muortu ca camina”; È normale che sono preoccupato, ma se vogliamo davvero che questa società cambi, non bisogna arrendersi anche se spesso ti ritrovi da solo, le Istituzioni ti danno la pacchetta sulle spalle, ma poi nessuno mette il dito nell’acqua calda per risolvere i problemi che ci sono all’interno del mercato ortofrutticolo di Vittoria che, lo voglio ricordare, è uno dei più importanti del Sud italia».
Se tornasse indietro rifarebbe quello che ha fatto?
«Se tornassi indietro rifarei quello che ho fatto e che sto facendo, il problema è che mi trovo ad affrontare una grande crisi di identità, ad agosto hanno incendiato la mia azienda dove giravano circa 100 collaboratori. La crisi di identità ce l’ho perché tutta la mia famiglia lavorava in quell’opificio e ci siamo trovati in grandissima difficoltà; Oggi mi ritrovo con un figlio ventenne che spesso a casa, quando parliamo, mi dice: “papà se avessi presso quei 150 mila euro che ti avevano offerto per tapparti la bocca non saremmo in questa condizione”. Oggi ho difficoltà a spiegare la cultura della legalità ai miei figli, ormai siamo in una giungla dove pesce grande mangia pesce piccolo».
Chi le ha offerto i 150mila euro?
«Il fatto risale al 2013, si tratta di persone malavitose che volevano tapparmi la bocca».
Da quando è responsabile di Altragricoltura cos’è cambiato?
«Nel 2012 ho conosciuto il presidente nazionale di Altragricoltura che, insieme ad alcuni amici, ha deciso di accompagnarmi in questa lotta, mentre altri amici preferiscono non farsi più vedere con me per paura di ripercussioni.
Il nostro scopo è quello di continuare a combattere la mafia attorno all’ortofrutta, pensi che in questo settore il malaffare in Italia ci costa circa 46 mld di euro l’anno».
Il rapporto con le Istituzioni?
«Guardi, il fatto è che forse ormai ci siamo dimenticati del vero significato di agricoltura e di cosa significhi tutelare i diritti dei lavoratori. Non posso dimenticare il 2012 quando abbiamo fatto lo sciopero della fame, durato 15 gg, sono seguite delibere e perfino provvedimenti da parte del Governo nazionale, ma alla fine tutto è andato a finire nei cassetti.
È come l’allora rivoluzionario Rosario Crocetta che doveva cambiare la Sicilia, io ho delle carte firmate dal Presidente quando abbiamo portato una piattaforma di rivendicazione con 5 punti fondamentali per il settore, Crocetta ha preso a cuore questa cosa, ha fatto perfino un comunicato stampa, ma poi tutto è finito nel cassetto e le promesse sono risultate vane, il fatto è che ci scontriamo con poteri fortissimi difficili da battere».
Qual è il suo auspicio per la ripresa del settore?
«Il mio auspicio è che bisogna ritornare parte dei redditi ai produttori, perché fino a vent’anni fa tutto veniva riportato quasi in parti uguali tra produttori, costi di trasporto e costi vari e grande distribuzione, oggi il produttore, invece, è quasi tagliato fuori. Se continuiamo cosi il mercato di Vittoria chiuderà, l’economia della provincia andrà a quel paese, i terreni continueranno ad essere venduti all’asta per quattro soldi e i giovani continueranno ad andare via dalla nostra terra».