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Sgarbi se ne va e indica Sebastiano Tusa al suo posto

“Consegno oggi la lettera di dimissioni al mio capo di gabinetto, non voglio avere alcun rapporto con Musumeci che è un gran maleducato”. Così Vittorio Sgarbi annuncia ai cronisti le sue dimissioni da assessore ai Beni culturali in Sicilia.
“Darò le consegne a Sebastiano Tusa, il nome del mio successore che ho concordato con Gianfranco Miccichè, entro Pasqua. Spero sia lui ovviamente il nuovo assessore ai Beni culturali”, aggiunge Sgarbi conversando con i cronisti a Palazzo dei Normanni, dove ha visitato la mostra “Sicilie pittura fiamminga” che sarà inaugurata nel pomeriggio nella sala Duca di Montalto e organizzata dalla Fondazione Federico II.

Quella di Sgarbi non è l’unica grana politica che il governo guidato da Nello Musumeci deve affrontare in questi giorni. Uno scivolone è stato il “refuso” all’articolo 14 della legge di stabilità regionale che prevedeva l’abolizione delle Sovrintendenze. Prima di arrivare in Aula ha creato il panico a Palazzo dei Normanni. Letta la norma il Pd aveva subito annunciato barricate, col capogruppo Giuseppe Lupo che ha chiamato in ballo l’assessore Vittorio Sgarbi. La polemica è arrivata anche sui social, con il parlamentare dem Antonello Cracolici che aveva ironizzato: “Senza soprintendenze la Sicilia ‘diventeràunfarwest'”. Il capo di gabinetto dell’assessorato ai Beni culturali, Sergio Gelardi, chiarisce: “Si tratta solo di un refuso nella scrittura della norma: è stata citata la legge 80 del ’77 anziché la 116 del 1980. Nessuno ha mai pensato di abolire le soprintendenze sarebbe stato eversivo. Abbiamo già concordato con l’assessore Sgarbi un emendamento per correggere il refuso”.

Preso atto di un malessere generale Musumeci, conversando con i giornalisti, ha rilanciato un “governo delle riforme” con quattro-cinque priorità tra cui la modifica della legge elettorale “poi se si vuole si può discutere di andare a votare, perché io non sono attaccato allo sgabello, sono il presidente della semina e non della raccolta”. Ed è un modo per non farsi mettere all’angolo. Quando parla di “governo delle riforme”, Musumeci estende il ragionamento politico e istituzionale alla coalizione che lo sostiene (non parla di maggioranza ndr) e alle opposizioni. Musumeci, preso anche atto della richiesta avanzata dal Pd in conferenza dei capigruppo, ha riunito la giunta per dare il via libera alla proroga di un mese dell’esercizio provvisorio, in scadenza il 31 marzo. “Prendiamo atto della richiesta del Parlamento ci rendiamo conto che nella legge di stabilità ci sono 3-4 norme sulle quali occorre tempo per affrontarle. La manovra, se c’è la volontà, può essere approvata a metà aprile in modo così da lavorare poi alle riforme”.

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