Al via in Sicilia il riordino delle partecipate della Regione. Via le poltrone delle società partecipate, arriva l’amministratore unico. Per una volta, la Regione cerca di stare al passo con i tempi delle riforme nazionali, e quindi si sta valutando l’adozione diretta del “decreto Maida”, la nuova riforma delle partecipate attesa a metà gennaio in consiglio dei ministri. Il fulcro di questa innovazione è rappresentato dall’articolo 11 comma 3 del decreto che recita testualmente «l’organo amministrativo delle società a controllo pubblico è costituito, di norma, da un amministratore unico».
La novità principale del testo che arriverà in cdm riguarda infatti la governance delle società che saranno guidate da un amministratore unico, mandando in soffitta i consigli di amministrazione con tre o cinque membri che potranno però continuare ad esistere ma solo “per specifiche ragioni di adeguatezza amministrativa”.
Nel testo unico, un decreto di 32 articoli che attua la riforma del ministero a guida Madia, si prevede anche una lente per fare luce sulla complessa rete dei servizi pubblici locali di interesse generale: sarebbe questo il ruolo dell’Osservatorio, previsto proprio dal decreto che dovrebbe arrivare insieme a un pacchetto di una decina di altri decreti nel Consiglio dei ministri del 15 gennaio.
Giro di vite anche sui diritti di esclusiva per la gestione dei servizi pubblici locali, per cui l’attività è affidata ad un solo operatore. «I diritti speciali o di esclusiva – si legge nella bozza – sono rilasciati per una durata limitata e non possono essere rinnovati automaticamente».
E in Sicilia? L’assessorato all’Economia prova, per una volta, ad anticipare il decreto statale, mettendo un amministratore unico al posto dei diversi Cda. Tra tutte le partecipate della Regione l’unica in regola rispetto alla nuova norma è Sicilia E-Servizi, che ha un amministratore unico nella figura di Antonio Ingroia. A subire i tagli più drastici la Seus, la società che si occupa del 118. Tra l’altro il numero stesso delle partecipate è stato drasticamente ridotto dall’assessore Baccei, che su 20 ne ha tagliate la metà, 10. Tra quelle salvate in extremis, Sviluppo Italia Sicilia, che è riuscita a rientrare dalle perdite di bilancio. Questa società, come Riscossione Sicilia e le altre, dovrà passare adesso da tre amministratori ad uno solo. Il risparmio per le casse regionali è consistente: ogni amministratore ha compensi variabili che vanno da 25.000 ai 50.000 euro l’anno. Altre novità: i pensionati non potranno più essere chiamati a ruoli dirigenziali, verranno chiuse le partecipate che hanno più dirigenti che dipendenti, non sarà possibile avere tre bilanci in rosso consecutivi (e questo mette a rischio alcune delle dieci partecipate siciliane). Previste novità anche sulla ricapitalizzazione (tema che interessa da vicino Riscossione Sicilia) sulla mobilità: a proposito, nelle dieci partecipate siciliane ci sono più di 7100 dipendenti.
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