PALERMO – Il nuovo ordinamento bancario della Sicilia, votato qualche anno fa, dopo sessant’anni, impone una più stringente collaborazione con la Banca d’Italia. Oltre al riconoscimento alla Regione dei poteri di vigilanza per le banche regionali, c’è anche il potenziamento dell’Osservatorio sul credito in Sicilia: il lavoro dell’organismo dovrà svolgersi in sinergia con la Banca d’Italia.
Su questo si è concentrata l’attenzione del direttore generale del dipartimento Finanze dell’assessorato all’Economia, Giovanni Bologna, presente al convegno sulla riforma delle norme di attuazione dello Statuto siciliano in materia di credito e risparmio che si è tenuto a Palermo a Scienze politiche in collaborazione con la commissione Abi – Sicilia. Un convegno organizzato da Gaetano Armao che da assessore all’Economia ha seguito l’iter del decreto legislativo 205/2012 (nuove norme di attuazione dello Statuto siciliano in materia di credito e risparmio). Il convegno è stata l’occasione per una disamina giuridico-normativa del testo del decreto legislativo 205 del 2012. «In questo convegno scientifico – ha spiegato Armao – abbiamo analizzato gli effetti di una riforma che mette la Sicilia all’avanguardia sul piano regolativo offrendo la possibilità di intervenire sul settore bancario applicando regole europee. Entro un anno, infatti, la vigilanza bancaria europea sarà concentrata a livello europeo. Le norme di attuazione del 1952 sono state sostituite da nuove norme di attuazione in merito a credito e risparmio per mettere la Regione in condizione di interloquire con l’Europa ma soprattutto di intervenire su famiglie e imprese attraverso lo strumento dell’Osservatorio, che consente all’amministrazione pubblica di richiedere interventi mirati con il sistema bancario. Si passa da un modello in cui la Regione voleva dirigere il sistema bancario ad un sistema che adotta nuovi modelli e fa sì che la Sicilia sia la prima regione d’Italia ad adeguarsi alle normative europee».
Durante la sua relazione Armao ha voluto sottolineare come la riforma vada nella direzione della vera attuazione dello Statuto siciliano. Secondo il professore dei diritto amministrativo europeo, è questo il vero modello di applicazione dello Statuto e non «la poco opinabile attuazione dell’art. 37 dello Statuto, fatta dal governo Crocetta, che è stato fatto con un decreto del governo nazionale e con risorse già nelle disponibilità della Sicilia».
Giovanni Chelo, presidente della commissione regionale di Abi Sicilia e numero uno di Unicredit nell’Isola, ha promosso la riforma e il ruolo dell’Osservatorio. Per quel che riguarda le norme di attuazione, ha spiegato che grazie a queste «si definiscono meglio quelli che sono i compiti dello Stato, della Banca di Italia e della Regione siciliana che deve gestire nell’ambito delle sue competenze. Siamo passati da una normativa del 52 un po’ farraginosa a regole in cui il mercato è più chiaro. Questa riforma permetta anche alle banche di radicarsi meglio sul territorio per reggere alle nuove sfide, anche perché il nostro sistema non ha avuto bisogno di massicci interventi di ricapitalizzazione da parte dello Stato».
«Auspichiamo un aumento della collaborazione con gli uffici – ha spiegato Bologna a margine dell’incontro -, soprattutto in termini formativi per sfruttare il know how di chi fa questo di mestiere». La Regione,
infatti, una volta raccolti i dati, trimestralmente, potrà anche intervenire tramite il potere di iniziativa garantito dalle norme statutarie, per cercare di influenzare in maniera favorevole le politiche creditizie degli istituti regionali.
Tra gli intervenuti anche Pietro Busetta, docente di Statistica economica dell’Università di Palermo e Alberto Stagno d’Alcontres, docente di diritto Commerciale dell’Università di Palermo. Alla fine del convegno il preside della Facoltà di Scienze Politiche Antonello Miranda, ha annunciato che a settembre verrà conferita la laurea honoris causae in Scienze Politiche al governatore della Banca Centrale Europea Mario Draghi.