Riduzione dei consorzi di bonifica, accorpamento di Sopat, Condotte agrarie, costituzione di un’agenzia unica all’interno della quale far confluire anche l’Ente di sviluppo agricolo. Sono alcuni dei passaggi della riforma messa in campo dall’assessorato regionale all’Agricoltura guidato da Nino Caleca.
Progetto di riforma che è stato già inserito nel dossier dell’assessore all’Economia Alessandro Baccei in vista dell’approvazione della Legge finanziaria di aprile.
La riforma dell’assessore all’Agricoltura si fonda su un presupposto semplice: in Sicilia vi sono poco meno di 60 condotte agrarie, altrettante Soat e una quarantina di Sopat. E poi vi sono 9 Ispettorati agrari e altrettante Ripartizioni faunistico venatorie. Secondo il progetto di Caleca, nel giro di qualche mese tutti gli uffici doppioni dovranno essere accorpati. Il progetto dell’assessorato parla di «drastica riduzione degli uffici periferici dell’assessorato partendo dalla chiusura di quelli non più funzionali, trasferimento degli altri in locali demaniali e riduzione del 20% del costo degli affitti rimanenti». Il risparmio prima di tutto. E su questo fronte oggi una delle principali voci di spesa è costituita dagli 11 consorzi di bonifica: in questo caso . l’assessore all’Agricoltura sta provando a portare a termine la riforma, approvata nella Finanziaria del gennaio dell’anno scorso: che prevista la riduzione a 2 con relativo taglio dei dirigenti (oggi 3 per ogni struttura) e la limitazione della capacità di bandire gare d’appalto (in molti casi i costisono lievitati grazie alle varianti e su queste l’assessorato ha parecchi dubbi).
Le norme attuative della riforma sono per ora ferme in commissione Attività produttive all’Ars. Caleca punta a correggere intanto il sistema di finanziamento dei consorzi: costano 53 milioni l’anno e con queste risorse vengono pagati i 1.200 dipendenti di ruolo e i mille precari. Ma queste strutture che riforniscono d’acqua gli agricoltori non riescono a incassare i canoni: c’è una percentuale di evasione del 60/70%, rileva l’assessorato. L’alternativa è questa: cancellare l’obbligo di finanziare i consorzi per almeno il 95% delle spese «senza dare alcuna indicazione sulla nuova percentuale». I Consorzi dovranno finanziarsi grazie alla riscossione effettiva dei canoni irrigui «e – si legge nel carteggio di Caleca – si stimolerà i consorzi ad aumentare gli incassi parametrando il residuo contributo regionale alla riscossione. Maggiore è la percentuale di riscossione, maggiore sarà il contributo regionale». Per coprire l’indebitamento attuale dei Consorzi (che è pari a circa cento milioni) è prevista l’accensione di un mutuo.
Ultimo capitolo del progetto di riforma è quello che riguarda gli enti che si muovono intorno all’assessorato. Il primo a essere ridimensionato potrebbe essere l’Istituto Vite e Vino, oggi equiparato a dipartimento con tanto di direttore generale e in futuro assorbito dagli uffici dell’assessorato. Infine, dovrebbero essere accorpati in una sola agenzia regionale tutti gli altri enti: l’Istituto per l’incremento ippico, lo Zooprofilattico, lo Zootecnico e i vari consorzi di ricerca in campo agricolo. L’articolo che verrà inserito in Finanziaria prevede che «entro 120 giorni l’assessore individua gli enti e gli istituti da accorpare». Probabilmente anche l’Ente sviluppo agricolo finirà assorbito dall’agenzia unica: il personale di questo ente in futuro sarà impiegato in progetti di salvaguardia dal rischio idrogeologico da finanziare con i fondi europei e così i trattoristi finiranno dunque come i forestali e l’ente dovrebbe diventare un’area interna all’assessorato.
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