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Sicilia, Camere di Commercio nella bufera. Tra conti in rosso e stipendi d'oro

Last updated on 7 marzo 2021

Bilanci in rosso, partecipazioni societarie, super stipendi per i dirigenti. Sono terre di nessuno le Camere di Commercio siciliane, in cui è possibile trovare dirigenti che guadagnano quanto il Presidente della Repubblica. “E’ inconcepibile – tuona il presidente della Regione Rosario Crocetta – avevamo messo un tetto ai dirigenti regionali, e quelli delle Camere di Commercio costano di più. Il governo Renzi deve intervenire”. I conti degli enti camerali emergono dalla relazione tecnica allegata al disegno di legge di riforma in discussione all’Ars.
Mentre all’Assemblea regionale siciliana, per effetto della Spending review, il compenso del segretario generale non può superare i 240 mila euro e quello di un superburocrate della Regione neo contrattualizzato non può sforare il tetto fissato per legge di 160 mila euro, nelle Camere di commercio non c’è nessun limite. Succede ad esempio che a Ragusa, il segretario generale, tra retribuzione, salario accessorio, e benefit vari, arriva a percepire 265 mila euro l’anno. Ad Enna invece, il segretario generale percepisce 237 mila euro l’anno. Stiamo parlando di un piccolo ente, con 25 dipendenti, ma che costano, tutti 1,1 milione di euro ogni anno. Il bubbone delle Camere di commercio non esplode solo per gli stipendi. C’è tutta una gestione disomogenea con bilanci spesso in rosso, partecipazioni societarie, patrimoni immobiliari. Le nove Camere di commercio siciliane, nel dettaglio, hanno iscritto nei propri bilanci un patrimonio che supera i 40 milioni di euro in totale. Le immobilizzazioni finanziarie arrivano a oltre 46 milioni di euro, e qui la parte del leone la fa Catania, con immobilizzazioni finanziarie per 19,3 milioni di euro. Aggiungendo quelle materiali l’ente catanese arriva a 35 milioni di euro, con decine di partecipazioni societarie, si prende il posto della più ricca in Sicilia. Mentre Enna è quella col volume più basso, appena 34.634,81 euro. Il patrimonio netto del sistema è di 31,39 milioni, quello effettivo di 30,9 milioni. Il patrimonio netto effettivo manca ancora dei dati delle Camere di commercio di Catania, Palermo e Messina che ancora non hanno fornito informazioni.

Fermi, come lo sono i bilanci esaminati dalla Commissione Attività produttive dell’Ars, guidata da Bruno Marziano, che nella relazione riporta i conti fino al 2013, alcuni non hanno neanche tutti i dati necessari. E’ un groviglio da cui ad esempio esce il dato della Camera di Commercio di Messina, regno di Sergio Billè, che ha chiuso l’ultimo esercizio disponibile con un disavanzo di 470 mila euro. Ci sono enti, poi, che non forniscono neanche il numero dei dipendenti, come la Camera di commercio di Palermo. A Trapani, secondo i dati al dicembre 2013, ci sono 51 dipendenti che costano 2,7 milioni di euro. Il dato è complessivo, non vengono forniti i dettagli di segretario generale e dei dirigenti (sono 3 dirigenti, 27 funzionari, 22 istruttori). A Caltanissetta il costo complessivo del personale è di 1, 02 milioni di euro. Ma non viene chiarito quanti dipendenti sono, quanto prendono i due dirigenti.

In questo scenario le camere di commercio battono sul piattino e sono a rischio i pagamenti degli stipendi e delle pensioni del personale che, per tutte le 9 Camere di Commercio, costano 24 milioni di euro.
Adesso le Camere di Commercio sono alle prese con i tagli agli oneri versati dalle imprese. I tagli nel 2015 saranno pari al 35%. Poi il 40% nel 2016 e del 50% nel 2017. Nel frattempo gli enti camerali pagano super stipendi ai burocrati. La cosa ha fatto arrabbiare Rosario Crocetta: “Quando ho messo il tetto di 160mila euro agli stipendi dei dirigenti regionali volevo estenderlo anche alle Camere di commercio, però mi fu detto che non potevo farlo perché sono enti statali. Anomalie come gli alti compensi dei burocrati sono una delle ragioni per le quali le Camere di commercio hanno avuto una gestione spaventosa”. Dai sindacati, oltre a definire “tardivo” l’intervento di Crocetta, Michele Palazzotto della Cgil, consiglia alle Camere di commercio di dismettere le partecipazioni societarie e di trasferire all’Inps le pensioni degli ex dipendenti delle Camere di Commercio.

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