Last updated on 7 marzo 2021
Anche domani, lunedì, non sarà il giorno buono per approvare la bozza della Finanziaria che il governo Crocetta deve presentare all’Ars e farsi approvare entro Aprile. Sul tavolo, infatti, ci sono capitoli spinosi da affrontare, come quello del personale, con i sindacati che hanno già dichiarato lo sciopero. Nel dibattito, poi, si inseriscono il presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone e il sottosegretario Faraone.
Ardizzone se la prende con Crocetta per quanto riguarda la norma che taglia posti e stipendi a consiglieri comunali, sindaci e assessori. Ardizzone non contesta il contenuto ma la forma. «Come ho più volte evidenziato – ha dichiarato il presidente dell’Ars – in tema di indennità degli amministratori pubblici locali, bisogna applicare la normativa nazionale, equiparando lo status di sindaci e consiglieri comunali a quelli del resto d’Italia. Una modifica – ha aggiunto – già prevista, su mia iniziativa, nel disegno di legge predisposto dagli uffici di presidenza dell’Ars, in materia di Liberi consorzi comunali e Città metropolitane. Non possono essere ammesse scorciatoie, che non farebbero altro che creare praterie e privilegi a seguito del libero arbitrio delle interpretazioni di norma da parte del governo di turno. Continuare ad alimentare le polemiche sulle indennità degli amministratori pubblici locali, da parte degli organi istituzionali serve solamente a spostare l’attenzione dai veri problemi della Sicilia». “La norma è in Finanziaria – replica l’assessore all’economia Baccei – perché tagliando i gettoni si tagliano anche i trasferimenti agli enti locali”. Ma per Ardizzone, “sarebbe più importante pensare a riforme strutturali, che coprano il buco da tre miliardi di euro della Regione“. Baccei fa inoltre sapere che “molte norme della legge si devono riscrivere”, e quindi l’esame continuerà anche nella seduta di mercoledì.
Sul bilancio e il disegno di legge di stabilità che la giunta regionale dovrebbe varare la prossima settimana, Ardizzone non si è voluto sbilanciare: «Non conosco il ddl. C’è un disavanzo di 3 miliardi. Lo Stato ci ha sottratto diversi fondi: 250 milioni l’anno solo per avere spostato da Palermo a Latina il centro per l’elaborazione delle buste paga degli statali che lavorano in Sicilia. Lo Stato ci depreda e quasi quasi è colpa nostra».
E mentre i sindacati attaccano Crocetta e Baccei per i tagli lineari al personale, non discussi con le organizzazioni di categoria, e proclamano lo sciopero per il 20 Marzo, a loro risponde Davide Faraone, plenipotenziario di Renzi in Sicilia: «Mi impressiona e mi scandalizza – afferma Faraone – che in Sicilia i sindacalisti si oppongano all’equiparazione dei dipendenti regionali a quelli statali; al taglio dei permessi sindacali, che sono il 600% in più rispetto al resto del Paese. Si può prevedere che le pensioni dei dipendenti regionali si calcolino col sistema contributivo, come in tutta Italia? Non sia mai. Nessuno di questi signori però ci dice perché l’80% dei musei e dei siti archeologici resta chiuso la domenica. Mi scandalizza che nessuno s’indigni».
«Gli scioperi per tutelare i privilegi di pochi? In questa cornice sono veramente una brutta cosa – rilancia poi Faraone con un post sulla sua pagina Facebook -. Noi vediamo un’unica strada praticabile, quella dello sviluppo. Il che vuol dire rendere produttivi gli stipendi che si pagano. Basta con una Sicilia “vittima” del suo statuto speciale. Basta coi parrucconi che predicano un autonomismo da strapazzo».
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