Attacca gli esponenti del suo partito, accusa la massoneria finanziaria, stigmatizza chi vuole il commissariamento, annuncia tagli draconiani sugli stipendi degli alti burocrati regionali, difende il risultato elettorale alle europee di Michela Stancheris, la sua ex segretaria bergamasca oggi assessore che si è piazzata al quinto posto nella circoscrizione Isole.
Rosario Crocetta, il governatore siciliano, prova a uscire dall’angolo rovesciando sugli altri tutte le responsabilità, provando a sparigliare ancora una volta il gioco per rompere l’assedio in cui si trova. Quello degli esponenti di punta del suo partito, il Pd, e quello dei circa cinquantamila lavoratori siciliani che da mesi attendono lo stipendio. Sa che la situazione siciliana è grave e sa pure che senza un partito coeso, senza l’appoggio di tutti non potrà andare lontano. Lo fa cominciando con una citazione di Don Chisciotte: «Voglio iniziare con quella citazione usata dal comune di Caltanissetta per ricordare il sindaco Michele Abbate ucciso a Caltanissetta da un ragazzo un po’ borderline e sbandato. Lo ha accoltellato alle spalle: Abbate era stato l’unico sindaco che aveva cercato di sanare alcuni quartieri del centro storico e aveva qualche problema con i poteri forti».
Il messaggio che è arrivato a Roma nel corso della campagna elettorale in Sicilia è stato forte è chiaro: o Crocetta cambia passo oppure va a casa. In fondo quello che ha detto anche il segretario del Pd Fausto Raciti nella conferenza stampa di lunedì mattina. Crocetta accusa, respinge le critiche di Rosario faraone («È disinformato») e disegna uno scenario sudamericano per la Sicilia: «C’è un golpe strisciante – dice – che vuole scaricare su questo governo il peso del passato. Vogliono una riforma elettorale con il doppio voto di genere? O il voto confermativo del presidente della Regione? Bene facciamolo subito». ma poi aggiunge: «Qualcuno sta giocando sporco sul giudizio di parifica del rendiconto 2013 della Regione da parte della Corte dei conti. C’è un tentativo di indurre Roma a provocare un colpo di Stato».
E così, giusto per non smentirsi, Crocetta in conferenza stampa annuncia un pacchetto di norme, non concordate né con la maggioranza che lo sostiene né con il suo partito, da presentare nell’ambito della manovra salva-stipendi. Il “pacchetto Crocetta”, come è stato subito ribattezzato, contiene la norma che fissa a 150 mila euro il tetto agli stipendi dei burocrati della Regione, ma anche per i dirigenti dell’Assemblea regionale. In quest’ultimo caso, la norma prevede per l’Ars un taglio immediato di 15 milioni di euro sui trasferimenti della Regione al Parlamento, col governo che indica alla Presidenza dell’Ars la strada dove ridurre i costi, vale a dire la diminuzione degli stipendi dei burocrati: solo il segretario generale dell’Ars guadagna 500 mila euro l’anno. C’è anche la norma che, applicando i provvedimenti del premier Renzi, riduce del 5% i contratti di servizio in essere. «Non solo applichiamo quanto fatto da Renzi, ma qui io sono ancora più incisivo – ha detto Crocetta -. Non è possibile che un capo dipartimento della Regione guadagni più di un capo dipartimento dello Stato o che il segretario generale dell’Ars guadagni più del segretario generale dell’Onu. Basta. I politici si sono ridotte le indennità, adesso tocca alla burocrazia: sto facendo una operazione di igiene».
Crocetta ribadisce il suo no al commissariamento: «C’è qualcuno che da anni gioca al commissariamento della Regione. Qualcuno che fa parte del sistema di potere di questa Regione. Quando dico di no alle gare centralizzate della Regione, che fa gola alle massonerie finanziarie, è chiaro che si innervosisce. In Sicilia, ma anche a Roma. Negli anni passati abbiamo dato soldi a Roma e a Milano e parte della politica siciliana è stata compiacente». «La Regione del 2012 era ad un passo dal commissariamento da parte dello Stato – aggiunge ancora il Governatore nel corso della conferenza stampa – con una situazione di bilancio disastrosa e sprechi fisiologici che hanno portato a un miliardo di disavanzo che mi sono trovato a gestire. Io in poco meno di due anni ho tagliato sprechi per un miliardo e quest’anno approveremo un bilancio 2013 in avanzo dì’amministrazione. Io ho fatto tante riforme, a partire dal risanamento del bilancio e dalla preferenza di genere. Siamo in testa sull’utilizzo dei fondi Ue, abbiamo avviato le zone france urbane, finanziato le scuole e iniziato un percorso di riforma nella formazione. E, ancora, salvato i precari degli enti locali».
Poi lancia una stoccata all’Assemblea regionale siciliana: «La Commissione Bilancio oggi ha dato parere favorevole alla manovrina salva stipendi, ma è da febbraio che attendiamo questo via libera. Oggi ho presentato due emendamenti: uno per il Ciapi di Priolo che potrà assumere gli sportelli multifunzionali, e un secondo emendamento che riduce del 5 per cento i contratti pubblici. Solo nella sanità avremo un risparmio di 100 milioni di euro».
E tornando sulle Europee: «Non mi sembra che le correnti abbiano vinto. I loro candidati, votati con doppie e triple preferenze non è che abbiano avuto un successo maggiore di quello di Michela. Ho visto anche ministri come la Lorenzin prendere appena 33 mila voti. Quello di Michela Stancheris sarebbe un insuccesso? Sfido chiunque a ottenere 71 mila voti da parte di una giovane di Bergamo. Senza lo sforzo del governo di aggregare Articolo 4, Drs, Megafono, il Pd sarebbe maggioritario in Sicilia? In qualche dirigente adesso c’è la tentazione: buttiamo via Crocetta, adesso ne possiamo fare a meno, dopo averlo spremuto come un limone. Io mi rendo conto che qualcuno possa avere la tentazione di fare il presidente della Regione. È legittimo. Ma abbiamo messo nel governo anche i renziani. Ma adesso non vanno bene nemmeno ai renziani». E fa un nuovo «appello all’unità. Spero ancora in una ricomposizione di un partito forte. Se il Pd avesse perso, la colpa sarebbe stata di Crocetta. Abbiamo vinto, e la colpa è di Crocetta. Che devo fare, suicidarmi?».
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