Dati impressionati sulla crisi dell’edilizia sono emersi oggi a Palermo dall’adunanza delle imprese associate ad Ance Sicilia, guidata dal presidente nazionale dell’Ance, Paolo Buzzetti, e da quello regionale, Salvo Ferlito: negli ultimi due anni l’edilizia in Italia ha perso circa 740 mila addetti, in Sicilia 80 mila diretti oltre l’indotto (pari ad oltre il 10% del dato nazionale) e 500 aziende sono fallite.
“In proporzione la situazione siciliana è ancora più grave rispetto ai guai dell’intero settore nazionale delle costruzioni – ha detto Paolo Buzzetti – . La soluzione è chiara: la priorità deve essere la ripresa dell’edilizia, perché si tratta di investimenti che producono lavoro ed occupazione e servono contestualmente a rimettere a posto il Paese. Diciamo al governo Renzi che deve ripartire il mercato interno perché l’export da solo non ce la fa a spingere la ripresa italiana – ha aggiunto Paolo Buzzetti – . Il mercato interno dipende in massima parte dall’edilizia e dalle opere pubbliche. Bene ha fatto il premier Renzi – ha osservato Buzzetti – a porre come priorità i pagamenti alle imprese (a quelle edili mancano ancora 10 miliardi sul pregresso e circa 7 miliardi sul corrente), nonché gli interventi sulle scuole e quelli per il dissesto idrogeologico. Ma per dare una risposta completa al problema – secondo il presidente nazionale dell’Ance – occorre un Piano nazionale per la manutenzione del Paese cui deve essere legato un meccanismo che assicuri trasparenza nelle gare d’appalto e che consenta ai sindaci di spendere. Oggi – ha osservato Buzzetti – mentre l’Europa spinge lo Stato a pagare le imprese, l’Italia col Patto di stabilità interno punisce con pesanti sanzioni gli amministratori che vogliono pagare. Così restano inutilizzati 7 miliardi di euro per nuove opere affidate agli enti locali”.
Quanto alle banche, “finalmente sono ripartiti i mutui alle famiglie – ha annunciato Buzzetti – grazie all’accordo che abbiamo promosso con Abi e Cassa depositi e prestiti che assicura condizioni accessibili a tutti. Le banche, che hanno in pancia il 50% degli immobili invenduti delle imprese, hanno capito che se queste crollano anche loro seguono a ruota. Purtroppo, invece, il credito alle imprese continua a restare fermo e su questo i governi, nazionale e regionale, devono intervenire per ridare credibilità e fiducia al rapporto fra due entità fondamentali del mercato interno”.
In merito alla definizione del nuovo governo regionale, il presidente nazionale dell’Ance ha rivolto un accorato appello al presidente Rosario Crocetta: “Sia l’occasione per imprimere finalmente un’accelerazione all’utilizzo delle risorse disponibili per nuove infrastrutture. Ho trovato in Sicilia una situazione estremamente disperata, imprese allo stremo e che non ce la fanno più ad andare avanti con pubbliche amministrazioni che non appaltano e con una burocrazia che blocca l’avanzamento dei cantieri e i pagamenti. Credo – ha concluso Buzzetti – che per il presidente Crocetta questa sia l’ultima possibilità di dimostrare la propria capacità di incidere su un sistema vecchio e di dare risposte concrete e immediate all’economia. Le imprese non possono attendere oltre”.
Da parte sua, il presidente di Ance Sicilia, Salvo Ferlito, ha avuto mandato dall’assemblea di sollecitare, assieme a Confindustria Sicilia, il nuovo governo regionale “perché sblocchi subito i 5,2 miliardi di euro già finanziati per 118 opere grandi, medie e piccole che restano da anni in stand-by – ha denunciato Ferlito – e i 600 milioni del Contratto interistituzionale di sviluppo con l’Anas. Si è perso un anno inutilmente e frattanto le imprese chiudono e i lavoratori o sono licenziati o stanno in cassa integrazione. Basta bruciare risorse in ammortizzatori sociali che non servono all’economia! Si aprano i cantieri e si dia lavoro vero per accelerare la ripresa del mercato immobiliare e dei consumi”.