In una lettera indirizzata al Ministero del Lavoro e a quello della Pubblica Istruzione, la Presidenza della Regione Siciliana ha chiesto di dichiarare lo stato di crisi del settore della formazione nell’Isola. Si è a un passo dal baratro, nella formazione professionale. E la Regione chiede uno stato di emergenza, come già chiesto per i rifiuti. In questo caso, però, quello che si chiede è l’attuazione di misure straordinarie per i dipendenti, a cominciare dal pre pensionamento, o l’utilizzo di altri ammortizzatori sociali in deroga. Crocetta nelle lettera inviata a Roma è stato molto chiaro: «Nella formazione c’è un numero di dipendenti superiore a quello che la Regione può reggere». Sulla graticola ci sono 4.500 dipendenti che andrebbero così a sommarsi ai tremila esuberi degli anni scorsi. Le soluzioni sul tavolo sono tre: un piano di prepensionamenti che coinvolga almeno 1.400 persone, incentivi all’esodo volontario per chi non ha i requisiti (come per esempio l’autoimpiego e bonus vari), ammortizzatori sociali per chi è stato licenziato negli anni scorsi o lo sarà ora. Il piano che si sta studiando prevede un orizzonte temporale che arriva al 2020, data oltre la quale almeno per il momento la Regione non ha certezza di nuovi finanziamenti comunitari. Si aggiunge anche il problema dei circa 1.600 ex sportellisti che si occupavano fino all’anno scorso dell’orientamento nel mondo dei corsi e del lavoro. Nel frattempo la Regione dovrebbe almeno dar vita ai corsi del 2016, finora bloccati da un budget ridotto rispetto al passato (157 milioni disponibili) e da un ricorso al Tar degli enti esclusi dalla ripartizione dei fondi. Attualmente i nuovi corsi non sono ancora partiti, l’Avviso 3, nonostante i proclami dell’assessore Marziano,è bloccato. E mentre ovunque in Italia i corsisti fanno gli esami di fine anno, in Sicilia se tutto andrà bene i corsi inizieranno a ottobre….
La formazione professionale in Sicilia aveva raggiunto un costo di oltre 350 milioni di euro. Gli enti certificavano spese di affitto dei locali in cui tenevano i corsi, a volte anche dieci volte più alte dei costi di mercato. I dipendenti amministrativi erano in numero spropositato. Un vero e proprio business con compra-vendite di enti, in alcuni casi finite nel mirino in inchieste giudiziarie, come quella in cui è stato coinvolto il parlamentare del Pd, Francantonio Genovese“La colpa – attaccano le associazioni degli enti formativi – è soprattutto dell’apparato amministrativo regionale il quale ha notevolmente concorso nella determinazione dell’attuale disastro. Da anni non rendiconta, non gestisce e non paga”.
SICILIA DEMOCRATICA. “Lo dice l’articolo 14 della legge regionale numero 24: a chi sottoscrive un rapporto di lavoro a tempo indeterminato è garantita la continuità lavorativa e riconosciuto il trattamento economico e normativo previsto dal contratto collettivo nazionale di lavoro di categoria”. Interviene con una interpellanza al presidente della Regione ed all’assessore regionale dell’istruzione e della formazione professionale, nel merito delle disattese garanzie per il personale della formazione professionale, il deputato all’Ars di Sicilia Democratica, Salvatore Giuffrida.
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