La debacle del governo guidato da Rosario Crocetta e della maggioranza di centrosinistra che governa la Regione si è consumata nel pomeriggio a Palazzo dei Normanni. All’ordine del giorno dell’Assemblea regionale siciliana il disegno di legge di riforma delle Province: il terzo tentativo di dare un assetto nuovo e definitivo a quelle che furono le vecchie Province regionali abolite con la legge 7 del 2013. Ed è nel pieno del pomeriggio che passa un emendamento del movimento Cinque Stelle (uno dei mille emendamenti presentati da tutte le forze politiche) che di fatto sopprime l’articolo uno del testo in aula, frutto di un grande lavoro di mediazione da parte del preside della commissione Affari istituzionali dell’Ars Ars Antonello Cracolici. Con l’opposizione votano almeno sette franchi tiratori che mandano a gambe all’aria il progetto di riforma. E’ il caos. E non solo in aula e nella maggioranza di governo che sostiene Crocetta. E’ il caos anche nelle province perché proprio oggi scadevano i commissari nominati e poi prorogati e dunque le Province da oggi resterebbero senza organo di governo seppur sostituito da un commissario. Una emergenza cui tenta di porre rimedio il presidente dell’Assemblea regionale Giovanni Ardizzone che ha già convocato l’aula per domani (giovedì) puntando a far discutere e approvare un articolo che preveda la proroga dei commissari fino al 31 maggio. Era stato Ardizzone a prendere atto della bocciatura: «L’approvazione dell’emendamento soppressivo dell’articolo 1 fa cadere l’intero impianto della legge, non intendo dunque continuare» ha detto e ha sospeso i lavori.
Il danno comunque ormai è fatto. Se ne rende conto lo stesso Crocetta, che già nel 2013 si era venduto la riforma epocale delle province vantandosi di aver cancellato questi enti prima di tutti gli altri: due leggi non sono bastate e anzi hanno fatto aumentare la confusione. Crocetta parla di «irresponsabilità»: «Quanto è accaduto riguardo al ddl sulle Province, è
semplicemente allucinante – dice -. Di fatto si lascia nel limbo la sorte di enti e incrementa le preoccupazioni dei dipendenti delle province che non riescono a comprendere quale sarà il loro futuro. La Regione non può essere l’ultima trincea della conservazione, le province sono state abolite in tutta Italia e lo Statuto speciale deve servire ad accelerare le riforme, non a rallentarle. Spero che per qualcuno, anche questa volta, non sia occasione per attribuire al governo della Regione responsabilità che non ha, rispetto al voto parlamentare. E spero che qualche accanito critico, prenda atto dello iato profondo che c’è tra la richiesta che viene dalla società rappresentata dalla proposta fatta dal governo e una parte del Parlamento che non vuole cambiare nulla, per impedire che ci sia quel processo di sviluppo e crescita che la Sicilia merita. E’ una pagina brutta della storia di un Parlamento che negli ultimi due anni ha mostrato coraggio nel cambiamento e che, in questo caso, vuole mantenere enti intrisi di sprechi. Concordo con il segretario Raciti, occorre subito un vertice di maggioranza. A minuti incontrerò il presidente dell’Ars e subito dopo i capigruppo della maggioranza. Il voto di oggi è una scelta di grande irresponsabilità». Ma ormai la grana politica è scoppiata e il segretario regionale del Pd Fausto Raciti ha colto la gravità della questione «Il voto dell’Ars sulla riforma delle Province lascia un segno in questa legislatura, bisogna aprire una riflessione molto seria. A questo punto serve un vertice di maggioranza alla presenza del presidente Crocetta: ci si deve guardare negli occhi, ognuno si deve assumere le proprie responsabilità». Mentre duri attacchi arrivano da chi da tempo è critico nei confronti di Crocetta come Leoluca Orlando, sindaco di Palermo e presidente dell?Anci Sicilia: «“Lo ‘stato di calamità istituzionale’ è quanto ogni giorno viene messo in atto nelle vicende che coinvolgono la Regione Siciliana ed è ancora di più confermato dall’assenza di una maggioranza che impone da parte di tutti una straordinaria assunzione di responsabilità” Non è più tempo di indegni e sterili incontri e vertici tra partiti, ormai tanto irresponsabili quanto inconsistenti, con annunciati interventi salvifici di “ascari” di un governo e di un sistema politico nazionale che sembra aver decretato la assoluta marginalità della Sicilia, in un quadro di disinteresse per i Comuni e per il Mezzogiorno. E’ necessario – continua Orlando – un intervento urgente da parte del Commissario dello Stato e da parte del Governo nazionale perché finisca questo insopportabile “annacamento” e questa agonia per ridare ai siciliani il diritto alla democrazia e allo sviluppo. La stessa autonomia speciale della Regione siciliana è ormai tanto mortificata da apparire un ostacolo e non una risorsa per lo sviluppo della Sicilia. L’AnciSicilia – conclude il presidente dell’Associazione dei comuni siciliani – che da oltre un anno denuncia, spesso inascoltata e insultata, la gravità della situazione, ha deciso di promuovere una Assemblea per il 21 aprile a Caltanissetta per far nascere dai Territori una resistenza civica e un’alternativa progettuale».
Per il leader dell’opposizione Nello Musumeci, «è evidente che questa legge non piace nemmeno a chi l’ha presentata. Nessuno ha purtroppo il coraggio di sostenere le proprie idee e questo la dice tutta sui comportamenti della maggioranza». Il capogruppo di Forza Italia Marco Falcone ha affermato: «Aspettiamo che il presidente della prima commissione Cracolici e l’assessore agli enti locali Leotta si dimettano».