Non approvare il bilancio della Sicilia. È la richiesta avanzata dal procuratore generale della Corte dei Conti, Pino Zingale, che ha chiesto ai giudici contabili di negare il suo via libera il rendiconto generale per il 2016 della Regione siciliana perché presenterebbe delle irregolarità.
Nel corso della seduta di parifica del rendiconto, il procuratore Zingale ha contestato la mancata istituzione di tre fondi: quello per il rischio di spese legali, quello a copertura di potenziali passività legate alle operazioni finanziarie fatte su prodotti derivati e quello su eventuali perdite degli organismi pubblicicontrollati dalla Regione. Inoltre, il procuratore ha chiesto alla Regione un elenco analitico dei residui attivi (crediti da incassare) e dei residui passivi (spese già deliberate ma ancora da affrontare) reimputati nei bilancio per il 2017 e il 2018 e un secondo elenco con le entrate e le spese utilizzate per la completa sterilizzazione del bilancio del 2016.
Tra i vari temi affrontati nella sua requisitoria il pg ha anche parlato di “reiterati episodi corruttivi che ci penalizzano influenzando le scelte degli investitori anche esteri”. E’ l’allarme lanciato da Pino Zingale, Procuratore generale d’appello della Corte dei conti della Sicilia durante la sua requisitoria per il giudizio di parifica della Regione siciliana.
Il presidente delle Sezioni riunite della Corte dei conti della Regione siciliana Maurizio Graffeo, dopo una breve camera di consiglio, ha dichiarato la sospensione del giudizio di regolarità sul rendiconto per l’esercizio 2016. Graffeo ha assegnato alle parti “il termine del 10 luglio per il deposito di eventuali memorie“. E ha rinviato l’udienza al 19 luglio prossimo.
Una notizia, quella della richiesta del pg, che ha travolto la giunta di Rosario Crocetta. Il governatore ha convocato per martedì prossimo la Giunta regionale per discutere subito delle misure da adottare in vista della nuova udienza di fronte ai giudici contabili. L’esecutivo sarà chiamato a nominare il nuovo ragioniere generale e ad approfondire le questioni sollevate. “Senza il nostro lavoro la Sicilia sarebbe fallita. Cinque anni fa abbiamo salvato l’Isola dal default, perché quando ci siamo insediati era impossibile pagare gli stipendi dei dipendenti, i lavori pubblici erano fermi al palo e la sanità allo sbaraglio. Oggi il quadro è totalmente diverso”, ha detto il presidente, che ha quasi esaurito il suo mandato cominciato alla fine del 2012.
“Il bilancio regionale che abbiamo ereditato dai governi passati era quello di una Regione tecnicamente fallita. Oggi è stato risanato, con risultati chiari ed evidenti. Spiace che questo imponente lavoro non venga riconosciuto da un’immediata parifica, normalmente assicurata anche in presenza di rilevanti criticità sempre evidenziate dalla stessa Corte dei Conti”, è il commento di Alessandro Baccei, l’uomo inviato da Graziano Delrio e Matteo Renzi a vigilare sui conti dell’isola, nominato assessore al Bilancio dal governatore Rosario Crocetta. “Gli aspetti sono relativi a fatti meramente tecnici – ha aggiunto – comunque di impatto non sostanzialmente rilevante rispetto al bilancio complessivo e che riteniamo verranno chiariti nel successivo contraddittorio”.
La sezioni riunite della Corte dei conti presiedute da Maurizio Graffeo nella relazione, prendendo atto di un avanzo di amministrazione superiore alle attese, per circa 400 milioni, sottolineando il futuro incerto a causa di un vecchio disavanzo da coprire pari a 5 miliardi di euro, il flop dei fondi europei e la mancata spending review in molti settorei, come quello della sanità. Mentre il procuratore generale Pino Zigale nella sua relazione lancia l’allarme su corruzione e pessima gestione di aree demaniali, aree archeoligiche e sanità: ” Reiterati episodi corruttivi che si verificano ci penalizzano influenzando le scelte degli investitori anche esteri”, dice Zingale, che aggiunge: “La gestione dei siti e dei parchi archeologi in Sicilia è al limite di collasso, è il frutto di una mancata progettualità. Basti pensare che molti siti archeologici non hanno neppure un archeologo. Il personale, non solo di vigilanza, ma anche tecnico, è ampiamente carente sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo”.”Sulle concessioni demaniali la procura della Corte dei Conti aprirà un’inchiesta“, aggiunge il procuratore generale. “La gestione – ha aggiunto Zingale – ancorché formalmente corretta sotto il profilo della rendicontazione, è ben lungi dal potersi considerare soddisfacente e lascia trasparire, ad avviso di questa Procura Generale, seri profili di illecito erariale per i quali sarà attivata la locale Procura Regionale per le valutazioni di sua competenza”. Ma c’è di più. Nella relazione Zingale chiede più controlli nelle società partecipate e cita il caso di Sicilia e-Servizi con il suo amministratore, l’ex pm Antonio Ingroia, che si è rifiutato di far entrare gli ispettori della Regione: “Sulle partecipate della Regione Siciliana “occorre uno strumento di controllo in posizione di terzietà” scrive il procuratore, sottolineando anche “l’urgenza della sua attivazione” anche “tenuto conto di taluni episodi”. Tra questi il magistrato cita “quello che ha riguardato Sicilia E-Servizi s.p.a. (ora Sicilia Digitale s.p.a.)” il cui amministratore unico è l’ex pm Antonino Ingroia. “La Ragioneria, a seguito di talune presunte irregolarità gestionali – ha ricostruito il Pg – aveva disposto un’ispezione che non ha avuto esito, poiché l’amministratore unico ha vietato agli uffici della società di consentire l’accesso ai funzionari regionali, circostanza che è stata comunicata al Presidente della Regione il quale – ha sottolineato Zingale – non ha assunto alcuna consequenziale iniziativa”.”Tutto falso – replica Ingroia – non ho mai impedito alcuna ispezione”.