In Sicilia poco più della metà dell’acqua potabile si perde. Un primato dello spreco per l’isola dove il 52 per cento dell’acqua introdotta negli acquedotti non arriva a destinazione ovvero nei rubinetti di casa. Il doppio di quanto se ne spreca in Piemonte – a quota 28,5 per cento – e addirittura il triplo della Lombardia, con il 18,3 per cento di perdite. Secondo gli ultimi dati Istat infatti in Italia il 38,2%, più di un terzo, dell’acqua si perde nelle reti di distribuzione prima di arrivare nelle nostre case: una quantità che soddisferebbe le necessita di ben 10 milioni di persone. Secondo uno studio di In a Bottle, ben 7 italiani su 10 ritengono l’acqua un bene fondamentale e per il 44% è molto importante tutto ciò che è legato alla qualità di ciò che si beve. In parallelo con i disservizi cresce la sfiducia dei cittadini. In questo caso il livello di sfiducia delle famiglie siciliane è tra il più alto d’Italia con il 57%. A livello nazionale, come nell’anno precedente, anche nel 2016 tre famiglie su dieci dichiarano di non fidarsi a bere acqua dal rubinetto. La quota di famiglie che dichiara di non fidarsi a bere acqua di rubinetto rimane rilevante nonostante il trend in discesa: dal 40,1% nel 2002 al 29,9% nel 2016. Tale sfiducia è ancora molto elevata nelle regioni del Mezzogiorno con il 63% in Sardegna, il 46,5% in Calabria e il 35,1% in Molise. Unica eccezione la Basilicata, dove è al 16,2%. Al Centro, la percentuale più alta si registra in Toscana (38,9%). Risulta trascurabile, invece, nelle province autonome di Bolzano (2,7%), Trento (3,7%) e in Valle d’Aosta (7,4%). Una famiglia, nel 2016, ha speso mediamente al mese 10,27 euro per l’acquisto di acqua minerale, in crescita del 3,7% rispetto al 2015.
Il caso Sicilia
La Sicilia, con il 29,3 per cento del totale, è tra le regioni italiane i cui cittadini lamentano maggiormente “un’erogazione irregolare dell’acqua nelle abitazioni”, spiegano dall’Istat. Un valore tre volte superiore alla media nazionale di lamentele, che si attestano poco al di sopra del 9 per cento. Per questa ragione, con tutta probabilità, i siciliani sono tra coloro che si fidano meno a bere l’acqua del rubinetto. Una sfiducia che nel 2016 a livello nazionale sfiora il 30 per cento, ma che nell’Isola arriva a coinvolgere il 57 per cento dei cittadini interrogati.
Per quanto riguarda le perdite i dati Istat (riferiti al 2015 che è poi l’ultimo dato utile)inchiodano agli ultimi posti della classifica le grandi città: a Palermo, per esempio, nel 2015 su 90.632 metri cubi di acqua immessa soltanto la metà, 41.149 metri cubi arrivano a destinazione: nel capoluogo siciliano la perdita idrica è del 54,6 per cento. La situazione è simile a Catania, dove a fronte di 59.897 di metri cubi immessi 28.995 metri cubi arrivano nei rubinetti: in questo caso la perdita idrica è del 51,6% sul totale.
La situazione in Italia
Esaminando 116 capoluoghi di provincia si ha una perdita media del 35,4% dell’acqua che viene immessa in rete, con molte zone che superano il 60%. Tra queste ci sono le città di Cosenza, dove si arriva al 76,9%, Frosinone col 71,9%, Tempio Pausania col 68,6%, mentre le perdite minori si segnalano a Macerata col 6,6%, Udine con l’8,8% e Mantova al 9,6%. Il dato non risparmia le grandi città, ad esempio Torino, dove nel 2015 si è disperso il 24,6% dell’acqua, pari a ben 99,4 litri pro capite al giorno, e Milano, dove si perde il 12,2% che equivale a 55,2 litri quotidiani per persona. Scendendo verso sud, a Roma è sprecato il 42,9% dell’oro blu, mentre Napoli si ferma al 34,3%: per la capitale sono quasi 196 litri per abitante persi al giorno, mentre per ogni napoletano se ne disperdono 133,2. Nel 2016, il 9,4% delle famiglie italiane lamenta un’erogazione irregolare dell’acqua nelle abitazioni, una percentuale comunque in diminuzione rispetto al 2002 (14,7%), ma che assume ancora valori pari a 37,5% in Calabria, 29,3% in Sicilia e 17,9% in Abruzzo. Come nell’anno precedente, anche nel 2016 tre famiglie su dieci dichiarano di non fidarsi a bere acqua dal rubinetto.
Reti: urge manutenzione
Gli sprechi, spiegano gli esperti, sono dovuti principalmente alla mancanza di lavori alle reti ormai vecchie. In Italia gli acquedotti perdono fino al 46% dell’acqua che dovrebbero consegnare ai cittadini. Secondo alcuni calcoli, il 60% degli impianti ha più di trent’anni e il 25% supera i 50 anni. Servirebbero investimenti di almeno 5 miliardi all’anno per una rigenerazione, riparazione e manutenzione della rete, e per opere ormai non rinviabili.
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