In Sicilia lo Stato vende castelli, palazzi storici, immobili di pregio e gli immancabili fari. L’agenzia del demanio ha pubblicato un elenco di 200 siti, di cui molti in Sicilia, da valorizzare. Tra questi ci sono i castelli di Alcamo e Bronte, l’ex collegio di piazza Magione a Palermo, la collegiata di Castelvetrano, cinque fari e tre alberghi.
Dei 200 immobili che lo Stato ha deciso di valorizzare vendendoli o affidandoli ai privati 31 sono in Sicilia. Ci sono anche numerosi edifici adiacenti alle stazioni ferroviarie, alcuni in pieno centro, e diversi alberghi non più utilizzati. La mega operazione di alienazione dell’agenzia del demanio rientra tra le iniziative del decreto Sblocca Italia del governo Renzi. Secondo le stime del direttore Roberto Reggi, vale 1,6 miliardi di euro e i beni siciliani ne rappresentano un’importante fetta, interessando tra l’altro località turistiche come Taormina, Erice, Pantelleria, le isole Eolie. L’elenco completo dei siti in vendita o in concessione si può visionare sul sito Investinitalyrealestate.com, realizzato appositamente per l’occasione
Tra gli edifici storici spiccano, come dicevamo in apertura, due castelli: quello di Nelson a Bronte e quello di Calatubo ad Alcamo, entrambi non in vendita ma da dare in concessione a investitori interessati. Molte polemiche ha suscitato l’inserimento nella lista del castello di Alcamo. Lo scorso anno, infatti, nell’ambito delle giornate Fai di Primavera, è stato il più più votato nel concorso Luoghi del Cuore Fai in Sicilia, e il terzo in Italia. Grazie a questo risultato il Fai e Intesa San Paolo avevano decretato l’investimento di 150 mila euro per riqualificare Calatubo.
La notizia della messa in vendita di Calatubo ha suscitato la protesta dell’associazione “Salviamo il castello di Calatubo” che negli ultimi tempi ha portato avanti diverse iniziative per far conoscere e valorizzare il Castello.
Sempre in provincia di Trapani, altro immobile di epoca medievale finito nella lista del Demanio è la Collegiata San Pietro e Paolo di Castelvetrano, di proprietà del Comune, definito dall’Agenzia, «una delle mete più visitate della Sicilia». Costruito all’inizio del ‘400 come palazzo fortificato dei Principi Tagliavia-Aragona, nel ‘600 venne parzialmente smantellato per essere poi sostituito dalla chiesa della Collegiata di San Pietro, in seguito subì tanti e tali modifiche fino a prendere l’aspetto di un palazzo barocco. Anche in questo caso la destinazione ipotizzata è quella alberghiera.
Tre sono gli alberghi messi in vendita: un residence nel cuore di Erice con 23 appartamenti per un totale di 15mila metri quadri, di proprietà della provincia di Trapani e ricadente in zona protetta, in parte Sito d’interesse comunitario;l’hotel Riviera di Messina, 55 camere, cinque suites e 40 residence su sei piani con affaccio sul mare, anche questa struttura di proprietà della provincia ma in pessime condizioni; e l’hotel Myryam a Pantelleria, dal 1970 nel centro cittadino, da ristrutturare. Di proprietà della ex provincia di Trapani, l’hotel in questione è finito più volte all’asta, senza esito.
A Palermo si trovano quattro importanti siti, tra cui l’area tra Notarbartolo e Lolli (18mila metri quadri per attività commerciali, residenziali e direzionali);Palazzo Sammartino, nel cuore della città e l’ex convento di piazza Magione, nel quartiere della Kalsa.
Anche in questa nuova fase di vendita, compaiono molti fari, alcuni in zone di altissimo valore paesaggistico e naturalistico. Come quelli di Marettimo (faro di punta Libeccio),Capo Milazzo, Pantelleria (faro di punta Spadillo), Salina (faro di Capo Faro),Acireale (Faro di Capo Mulini). Tutti questi beni rimarranno di proprietà del ministero della Difesa e saranno dati in concessione a soggetti terzi, che dovranno valorizzarli. La stessa agenzia, ai fini della riqualificazione, indica il modello di lighthouse accommodation, con attività turistiche, ricettive, ristorative, ricreative, didattiche e promozionali.
È lungo infine l’elenco di casolari, magazzini e spazi di proprietà delle Ferrovie dello Stato, siti ormai dismessi di solito in prossimità delle stazioni. Tra questi spiccano quelli ad Agrigento, un appezzamento di terreno da 5mila metri quadri e tre fabbricati, e Taormina. In quest’ultimo caso si tratta di un’area adibita a parcheggio, accanto alla stazione. Nella descrizione si sottolinea che al momento la destinazione deve rimanere quella originaria, ma che «sul lato opposto del terreno e dei binari è previsto un piano di riqualificazione del fronte mare denominato Porto Turistico di Marina di Taormina, che si collega all’area dell’attuale parcheggio».
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