Secondo i dati dello Svimez, in Sicilia lavora meno di una donna su tre in età occupazionale, con una percentuale che arriva appena al 29,2%. In particolare, il campione di riferimento prende in considerazione il tasso d’occupazione femminile tra 15 e 64 anni.
La Sicilia è infatti preceduta da Campania (29,4%), Calabria (30,2%) e Puglia (31,7). In tutti questi casi, si tratta di un dato che è più basso di regioni come la Guiana francese, l’Estremadura spagnola, la Tessaglia la Macedonia. Anche nell’enclave spagnola di Melilla in Marocco si riscontrano dati più confortanti.
Confrontando il tasso di occupazione delle 19 regioni e le due province autonome italiane con il resto delle 276 regioni europee emerge un quadro alquanto problematico. Il confronto – sottolinea la Svimez – conferma la peculiarità della situazione italiana: solo la provincia di Bolzano si colloca nella prima metà delle regioni europee, con un tasso di occupazione femminile pari a 71,5%, alla posizione 92 nella graduatoria. Seguono Emilia Romagna, Valle d’Aosta e la provincia di Trento, con tassi di occupazione femminili intorno al 65%, in linea con la media europea dei 28 Paesi membri che è pari al 66,3%.
Gli enti territoriali del Sud sono distanziati da quelli del Centro-Nord d’Italia, con Puglia, Calabria, Campania e Sicilia che raggiungono un tasso di occupazione medio che si aggira intorno al 30%, di circa 35 punti inferiori della media europea. Tra le regioni meridionali le posizioni meno sfavorevoli sono quelle Abruzzo, con un tasso di occupazione pari al 47,6%, Molise e Sardegna con tassi di occupazione intorno al 45%.
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