La Sicilia è la peggiore regione d’Italia dove essere mamme. A dirlo è il II Rapporto “Le equilibriste: la maternità tra ostacoli e visioni di futuro” sulla condizione materna in Italia, diffuso oggi da Save the Children, alla vigilia della Festa della Mamma.
Dallo studio emerge anche come ci siano degli squilibri regionali evidenti tra le regioni del Nord, più virtuose rispetto alle regioni del Sud, dove la condizione delle madri fatica a migliorare. Infatti, il Trentino-Alto Adige (1°), anche quest’anno si conferma la regione “mother friendly” per eccellenza, seguita da Valle d’Aosta (2°), Emilia-Romagna (3°), Lombardia (4°) e Piemonte (5°). Emblematico il caso del Veneto, che rispetto allo scorso anno, sale di tre posizioni (dal 9° al 6° posto).
La Sicilia (20°) registra la performance peggiore a livello nazionale, preceduta da Calabria (19°), Puglia (18°), Campania (17°) e Basilicata (16°). Nonostante sia fanalino di coda della classifica, l’Isola mostra segni di miglioramento esclusivamente per quanto riguarda l’area della cura, per la quale occupa una posizione intermedia (12°).
“La condizione delle madri in Italia è ancora critica. Il divario tra Nord e Sud è drammatico e inaccettabile. Ed in ogni caso, anche nelle regioni del Nord, siamo ancora lontani da un modello virtuoso che renda la maternità una risorsa piuttosto che un impedimento. Serve un impegno collettivo delle istituzioni e di tutti i soggetti coinvolti per permettere alle mamme di vivere la gioia della maternità senza rinunciare alla propria vita professionale e sociale” – dice Raffaela Milano Direttrice dei Programmi Italia-Europa di Save the Children, l’Organizzazione internazionale dedicata dal 1919 a salvare la vita dei bambini in pericolo e a promuovere i loro diritti.
Lo studio evidenzia come si diventi madre sempre più avanti negli anni (31,7 l’età media al parto), spesso sono costrette a rinunciare al lavoro e al tempo libero a causa degli impegni familiari (l’Italia occupa il penultimo posto per tasso di occupazione femminile nell’Ue a 28 Paesi) e di un welfare che non riesce a sostenere le donne che decidono di mettere al mondo un bambino.