“Occupazione quasi militare delle istituzioni regionali, una sorta di Governo parallelo. L’Assessorato regionale alle Attività produttive era una propaggine degli interessi di Confindustria. Tutto questo con l’intervento della burocrazia regionale. Gli assessori, infatti, cambiano ma ciò che conta è l’aspetto amministrativo”.
Il presidente della Commissione antimafia regionale, Claudio Fava, ha presentato alla stampa la relazione conclusiva sul cosiddetto “Sistema Montante” votata all’unanimità. “A questo proposito – ha aggiunto – abbiamo potuto verificare due metodi utilizzati nei confronti dei dirigenti: quelli da premiare perché disponibili all’obbedienza e quelli che andavano cacciati via. Liste di proscrizione che venivano elaborate a tavolino, in cui si decideva chi avrebbe dovuto lasciare l’assessorato”.
Nelle relazione si citano i casi Expo 2015 o la nascita dell’IRSAP: un paradiso di consulenze il primo, nato da un protocollo d’intesa tra l’ex presidente di Confindustria Sicilia, nella qualità di presidente di Unioncamere Sicilia, e l’allora assessore alle Attività produttive, che era un suo funzionario in Confindustria; e il secondo, una cabina di regia sulla quale il cerchio magico aveva puntato le proprie ambizioni.
“Abbiamo assistito per anni a una privatizzazione della funzione politica che ha trovato un salvacondotto in una presunta lotta alla mafia. Parlo di sistema non a caso – ha aggiunto Fava – perché si è andati avanti grazie alla benevolenza, alla complicità e alla solidarietà di personaggi appartenenti ai settori più diversi: da quelli istituzionali, a quelli delle professioni. Un sistema con una sua coesione che si è auto protetto”.
Fava ha anche parlato dei “provini che questi dirigenti fossero chiamati a tenere prima di entrare all’assessorato. Provini da fare a casa di Montante. In un caso arrivando anche alla impudenza di fare mettere per iscritto al dirigente che doveva essere indicato dall’assessore, ciò che Montante voleva che facesse. Una scrittura privata totalmente illegittima in triplice copia: una da dare all’Assessore, una a Montante e una al futuro dirigente”.
La relazione dell’Antimafia regionale è strutturata in sei capitoli ed è lunga 115 pagine. E’ stata votata all’unanimità. Il lavoro della commissione dell’Assemblea regionale siciliana è durato dieci mesi e sono state svolte 49 audizioni.
“Il voto all’unanimità della Commissione regionale Antimafia su un argomento così delicato rafforza il Parlamento siciliano e dimostra ancora una volta che tutti i partiti sono a favore della legalità. Se, poi, all’interno dei partiti c’è qualcuno che pensa il contrario, sbaglia”. Così il presidente dell’Assemblea regionale siciliana, Gianfranco Micciché, che ha voluto dare il proprio saluto ai componenti della commissione. “I partiti politici sono una cosa seria e non quelle organizzazioni che qualcuno ha voluto dipingere in maniera diversa da quello che sono – ha sottolineato -. Il voto di oggi mi rende particolarmente contento”, ha concluso.