Le imprese siciliane provano a organizzarsi per cogliere le opportunità del solare a concentrazione che promette di crescere in futuro con numeri esponenziali: secondo stime questo mercato potrebbe arrivare da qui al 2020 almeno a dieci miliardi di dollari di valore. La filiera completa ancora non c’è ma poco ci manca. Ci sono sicuramente le tecnologie giuste, il know how e la voglia di fare rete per affrontare i nuovi mercati, soprattutto stranieri. A questa conclusione si è arrivati grazie a un progetto finanziato con cinque milioni dall’Unione europea che aveva l’obiettivo di incentivare i sistemi solari a concentrazione su piccola scala per la generazione di energia rinnovabile a basso costo negli edifici pubblici. Project leader del progetto, che si chiama StsMed avviato nel 2012 e ora avviato a conclusione, è il Consorzio Arca, incubatore d’impresa dell’Università di Palermo, con la partnership di istituzioni e aziende di Paesi dell’area del Mediterraneo: Cipro, Egitto, Giordania, Francia, Grecia e Italia ovviamente. In particolare in Italia, Cipro, Egitto e Giordania sono stati installati quattro impianti dimostrativi per una potenza complessiva di 400 Kw e contemporaneamente sono stati formati 200 professionisti nel campo delle energie rinnovabili: tre di questi impianti sono figli della ricerca siciliana e delle competenze delle aziende dell’isola.
L’intero progetto è in pratica servito per fare ricerca e trasferimento tecnologico alle imprese, per affinare le partnership e avviare iniziative concrete. «Siamo riuscito – spiega Fabio Montagnino di Arca – a sviluppare dal basso un filiera mettendo insieme dieci soggetti con un piano di sviluppo per ogni sottocomponente di questo gruppo». Di cui fa parte anche l’Enea grazie al quale sta per nascere uno spin off che coinvolge il gruppo, di cui fanno parte, per dire, anche aziende dell’ex indotto Fiat di Termini Imerese con «Un lavoro di riqualificazione industriale» dice Montagnino. E ora questo nucleo di filiera, che promette di crescere ancora, sarà integrato nel nuovo Distretto dei sistemi avanzati della manifattura che nascerà in Sicilia entro la fine dell’anno e di cui faranno parte una ventina di aziende, le tre Università siciliane, il Cnr, l’Enea, il Consorzio Arca e l’Istituto di astrofisica. «Certo – dice ancora Montagnino – servirebbe una visione: la Regione, per esempio, dovrebbe avere una politica industriale più chiara. Finora è mancata una scelta riconoscibile». Perché il ruolo delle regioni, in questo ambito, non è secondario quantomeno per lo sviluppo del mercato interno: «Le regioni – dice Gianluigi Angelantoni, presidente nazionale di Anest (l’Associazione nazionale energia solare termodinamica) – hanno un ruolo fondamentale: per esempio possono intervenire per velocizzare le autorizzazioni. Oggi c’è gente che aspetta il via libera dal 2009. Per quanto riguarda invece lo sviluppo nel mondo: se le aziende italiane e la tecnologia del nostro Paese riusciranno nei prossimi anni a conquistare il dieci per cento del mercato potenziale sarà generato un giro d’affari di oltre un miliardo e potranno nascere 70mila posti di lavoro».