Uno dei capisaldi del piano portato dal presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo al presidente del Consiglio Mario Monti riguarda il taglio del personale della regione: circa duemila unità, secondo alcune previsioni che dovrebbero lasciare per prepensionamento o mobilità lunga. Del resto, spiegano gli assessori del governo regionale, è scritto a chiare lettere nell’emendamento all’assestamento di bilancio che è stato presentato dal governo all’Ars. Non c’è dubbio che l’emendamento, con i suoi 62 comma e relativi sottocomma (di fatto un ddl a se stante) prevede tagli sostanziali. In particolare al comma 7 prevede che “gli uffici dirigenziali e le dotazioni organiche dell’amministrazione regionale, delle agenzie degli enti pubblici sottoposti a tutela e controllo e alla vigilanza della stessa, sono ridotti, con le modalità previste dal comma 8, nella seguente misura: a) gli uffici dirigenziali, di livello generale e di livello non generale e le relative dotazioni organiche, in misura non inferiore, per entrambe le tipologie di uffici e per ciascuna dotazione, del 25 per cento di quelli esistenti; b) le dotazioni organiche del personale non dirigenziale, apportando un’ulteriore riduzione non inferiore al 20 per cento della spesa complessiva relativa al numero dei posti di organico di tale personale”. In nessun punto dell’articolato si esclude che possano essere fatte in futuro nuove assunzioni, pur richiamando norme utili a fare i tagli, né si fa riferimento all’articolo 51 della legge regionale 11/2010 con il quale è stata fissata la nuova pianta organica della regione in 15.600 unità necessarie per far funzionare la macchina. L’articolo in questione sostituiva la precedente determinazione della pianta organica che era stata fatta nel 1985 e prevedeva 10.792 unità, il 44,5% in meno rispetto all’ultima determinazione. La norma sulla pianta organica del 2010, che non risulta essere messa in discussione, stabilisce che la dotazione deve rimanere invariata e pertanto non è chiaro come può diminuire il personale: secondo alcuni calcoli informali, l’organico della
Regione nei prossimi dieci anni potrebbe passare dagli attuali 16 mila a 5mila dipendenti solo per effetto dei pensionamenti, al netto dunque di nuove assunzioni, al momento non previste. Non solo, se anche i pensionamenti (11mila secondo questi calcoli) andassero a buon fine per la regione non cambierebbe nulla considerato che le pensioni continuano a pesare sul bilancio regionale (anche per questo motivo oggi il costo della burocrazia per ogni abitante siciliano è di 210 euro a fronte dei 13 euro procapite della Lombardia).