Sbarcano oggi a sala d’Ercole 5 disegni di legge, tra cui il ddl voto che mira a stoppare le trivellazioni in Sicilia, Il testo è frutto dell’impegno della commissione Ambiente dell’Ars, guidata dal Cinquestelle Giampiero Trizzino e mira a disinnescare l’articolo 38 del ddl sblocca Italia, che rischia di mettere in moto le trivelle un po’ dovunque in Sicilia. Un eventuale “si” passerebbe la palla al Parlamento nazionale, che avrebbe la parola finale sulla questione, lasciando, però, pochissime prospettive di successo agli ambientalisti, visti gli orientamenti del governo Renzi. Per questo i parlamentari M5S cercano di fare arrivare il ddl a Roma “irrobustito” dal parere di un’intera regione, cui chiederanno di esprimersi con un referendum consultivo, sarebbe il primo in Sicilia.
“In caso di vittoria del ‘sì’- dice Trizzino – sarebbe grave e controproducente per il Pd e per i partiti di maggioranza a Roma ignorare o, peggio, bocciare, la volontà di un’intera regione. I contraccolpi sarebbero notevoli e le ricadute in termini di voti potrebbero essere molto pesanti.Ecco perché vogliamo con forza la consultazione popolare”.
Per arrivare al referendum il M5s chiederà in Aula (difficile che si riesca a farlo già oggi, visto che prima dovrebbe aprirsi la discussione su altri ddl) la sospensione della trattazione del disegno di legge, secondo quanto disposto dalla legge regionale numero 1 del 10 febbraio 2004, che disciplina l’istituto del referendum in Sicilia. Dovrà essere comunque sala d’Ercole a dare via libera, o meno, alla consultazione popolare.
“Sarebbe il primo caso in Sicilia – dice Trizzino – e con un valore veramente notevole. Pur essendo il risultato non vincolante, condizionerebbe pesantemente il lavoro del Parlamento nazionale”.
Il ddl voto e la richiesta del referendum sono solo gli ultimi atti che il Movimento 5 Stelle sta giocando sul terreno delle ricerche petrolifere. Per sbarrare la strada ai petrolieri sono stati approvati infatti da sala d’Ercole due mozioni a firma Palmeri e Foti e un ordine del giorno a firma Mangiacavallo.
“Sono tutti atti – dice Giampiero Trizzino – che dovrebbero mettere la Sicilia in una botte di ferro, ma che invece rischiano di rimanere carta straccia. Non è un segreto che le intenzioni del governo marciano in direzione opposta, come non è una novità che questo esecutivo ha mostrato in tantissime occasioni di snobbare il Parlamento, calpestando clamorosamente le sue determinazioni, un fatto indecente e inaccettabile. E questo, nel caso delle ricerche petrolifere, solo per perseguire vantaggi economici che sono solo ipotetici, contro rischi certi per la salute, per l’ambiente e per l’economia della Sicilia”.
IL SENATO. Stop alle trivellazioni non conformi alla direttiva comunitaria. E’ l’impegno che il governo ha assunto con l’approvazione dell’ordine del giorno, primi firmatari Compagnone e d’Alì, votato a larghissima maggioranza dal Senato. “E’ un piccolo importante passo avanti nella difesa del nostro mare Mediterraneo. Vigileremo perché il governo da oggi stesso osservi la decisione del Senato e comunque non potremo fermarci nell’azione di contrasto a chi vuole distruggere l’ambiente mediterraneo, ivi compresi gli altri Stati frontalieri”. Lo dichiara il senatore di Forza Italia, Antonio d’Alì, che continua: “Sarà considerato reato utilizzare qualsiasi tecnica esplosiva ivi compresa quella dell’air-gun tipica delle ricerche petrolifere. Lo ha deciso l’Aula del Sanato approvando un mio emendamento, uguale ad uno del gruppo Gal, nonostante avesse il parere contrario del governo e del relatore. Ho spiegato al ministro Orlando e soprattutto ai colleghi le disastrose conseguenze nei confronti della biodiversità e della fauna marina dell’uso di tecniche esplosive per qualsiasi finalità utilizzate. Spero che il voto che ha raccolto il consenso o il non dissenso di molti colleghi anche della maggioranza venga confermato nel passaggio alla Camera. Costituisce comunque un significativo, ulteriore passo avanti, ma certamente non l’ultimo, nella difesa dell’integrità del Mediterraneo così come pure l’ordine del giorno a mia firma precedentemente approvato”.