Costruire un sistema per la produzione e commercializzazione del suino nero dei Nebrodi sul modello del Consorzio del San Daniele. E’ il progetto cui sta lavorando Giuseppe Frusteri, esperto di marketing, con una buona esperienza a Torino, da qualche tempo tornato in Sicilia, a Rocca di Caprileone, suo paese d’origine nel messinese. Frusteri è l’interlocutore di un gruppo di imprenditori dell’area del San Daniele i quali hanno deciso di investire in Sicilia, sui Nebrodi, e hanno già un piano che vale almeno 15 milioni di euro. I primi investimenti sono stati già avviati nelle scorse settimane e sempre nelle scorse settimane imprenditori ed esperti di quell’area sono venuti sui Nebrodi per i sopralluoghi e per incontrare gli imprenditori locali. Tra i progetti degli imprenditori del Nord, che hanno quasi chiuso l’acquisto di nove ettari di terreno, quello di creare sui Nebrodi la Banca del prosciutto.
Ma Giuseppe ha già fatto altri passi avanti sulla via della modernizzazione di un settore che ha grandi potenzialità e che in questo momento, sembra di capire, sta avvantaggiando solo pochi, privilegiati imprenditori che hanno goduto di un sostanziale stato di monopolio. Sempre nei mesi scorsi Giuseppe ha costituito la prima Organizzazione di produttori di suino nero: su 98 allevatori di suino nero presenti nell’area dei Nebrodi sono già 12 quelli che hanno aderito all’Organizzazione di produttori messa in piedi da Frusteri e in 24 hanno presentato richiesta. “E’ un modo per aggregare l’offerta – spiega – puntando soprattutto sulla qualità e utilizzando un modello, quello del prosciutto di San Saniele, collaudato e di successo”.
Dal Consorzio del San Daniele Frusteri ha mutuato le regole, gli standard di qualità e soprattutto l’idea che è necessario un marchio che sia garanzia per i consumatori e per i produttori. “Marchio che ho già depositato insieme al regolamento d’uso e che sarà il nostro biglietto da visita” spiega. Tra le regole c’è anche quella che prevede uno sbarramento antimafia per chi vuole entrare nell’Organizzazione dei produttori: una previsione importante, in un’area che, secondo gli investigatori, è fortemente inquinata dalla criminalità organizzata. “Il nostro – spiega Giuseppe – è un progetto imprenditoriale: l’obiettivo è di rafforzare la filiera, di mettere insieme i produttori dando loro strumenti per presentarsi più forti sul mercato. Ma vogliamo anche rendere riconoscibile questo prodotto, con controlli severi, per evitare che vi siano speculazioni. L’optimum sarebbe quello di arrivare alla Dop ma in questo caso il cammino non appare affatto semplice a causa di spinte contrarie che a me paiono incomprensibili”.
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