Last updated on 2 agosto 2018
È la Sicilia la regione meridionale che cresce meno, segnando un rallentamento rispetto a Calabria, Sardegna e Calabria. Se nel 2017 queste ultime hanno sfiorato un tasso di sviluppo del +2% (rispettivamente 2%, +1,9% e +1,8%), l’Isola invece si è fermata allo +0.4%. È quanto emerge dalle anticipazioni del Rapporto Svimez 2018 sul Mezzogiorno, presentato questa mattina a Roma.
Secondo i dati dell’Associazione per lo sviluppo e l’industria nel Mezzogiorno, la Sicilia rallenta il suo range di crescita: nel 2016 infatti l’Isola aveva registrato un +1%. A frenare l’andamento dell’economia siciliana è il settore delle costruzioni che fa segnare il -6,3% nel periodo 2015-2017. Al contrario, l’industria in senso stretto fa segnare nel triennio di ripresa una performance importante (+14,1%), anche l’agricoltura fa registrare un andamento complessivamente positivo (+2%) e così i servizi (+1,6%).
A livello generale, nel Mezzogiorno, il numero di famiglie meridionali con tutti i componenti in cerca di occupazione è raddoppiato tra il 2010 e il 2018, passando da 362 mila a 600 mila (nel Centro-Nord sono 470 mila). Il numero di famiglie senza alcun occupato è cresciuto anche nel 2016 e nel 2017, in media del 2% all’anno, nonostante la crescita dell’occupazione complessiva, a conferma del consolidarsi di aree di esclusione all’interno del Mezzogiorno, concentrate prevalentemente nelle grandi periferie urbane. Si tratta di sacche di crescente emarginazione e degrado sociale, che scontano anche la debolezza dei servizi pubblici nelle aree periferiche.
La situazione è ancora più drammatica se si guarda ai giovani. “Negli ultimi 16 anni hanno lasciato il Mezzogiorno 1 milione e 883 mila residenti: la metà giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni, quasi un quinto laureati, il 16% dei quali si è trasferito all’estero. Quasi 800 mila non sono tornati”, si legge nel Rapporto.
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