Termini Imerese, partono i primi investimenti. L’annuncio di Crocetta in una nota:
Incontro positivo al Ministero del Lavoro durante il quale il Ministro Guidi e i rappresentanti della Blutec hanno confermato il piano di investimenti per l’area di Termini Imerese .”Entro la fine di ottobre – ha comunicato il presidente – partiranno gli acquisti di alcuni macchinari e, nei primi mesi del 2016, sono previste le prime assunzioni per circa 200-250 lavoratori. Sono circa un centinaio in più rispetto all’accordo del 22 dicembre 2014″. Si è discusso anche di ammortizzatori sociali e formazione del personale alla presenza dell’assessore al Lavoro Bruno Caruso. La Regione si occuperà dei costi per la riqualificazione dei lavoratori, mentre per quanto riguarda gli ammortizzatori sociali si apre un tavolo di confronto su una questione posta dal presidente Crocetta, dal sindaco di Termini e dai sindacati dei lavoratori, che punta alle garanzie oltre che per il diretto anche per l’indotto.
«Blutec è un bluff così come si era dimostrata una scatola vuota la Grifa Srl – scrive in una nota il M5S – e la riconversione del sito ex Fiat di Termini Imerese resta un miraggio. Lo avevamo denunciato già tempo fa, ora chiediamo al ministro Guidi di poter partecipare al tavolo presso lo Sviluppo economico».
Sul piatto, per il rilancio del polo industriale ci sono circa 350 milioni di euro di fondi pubblici, che dovrebbero consentire a Blutec di tornare a produrre auto nell’ex fabbrica del Lingotto.
“Dall’incontro tenuto oggi presso il Ministero dello Sviluppo economico, emerge che Blutec va avanti nel piano di reindustrializzazione di Termini Imerese, a dispetto delle voci che si erano rincorse negli ultimi giorni, ma i ritardi nella realizzazione del progetto provocano forte preoccupazione”. Lo affermano, in una nota congiunta, Gianluca Ficco, coordinatore nazionale Uilm del settore auto, e Vincenzo Comella, segretario della Uilm di Palermo precisando che “a ciò si aggiungono alcuni dubbi sulle potenziali ricadute negative delle novità del Jobs Act in termini di complessiva riduzione degli ammortizzatori sociali disponibili, dubbi che come Uilm abbiamo chiesto al Ministero del Lavoro di fugare”.
Più in particolare – spiegano i sindacalisti -, “Blutec ha cercato di offrire rassicurazioni, puntualizzando di aver già versato una parte del capitale sociale dovuto e di avere i mezzi finanziari necessari a versare il resto, nonché chiarendo di aver già contattato i fornitori e di essere in procinto di avviare le attività propedeutiche all’avvio della produzione. Tuttavia, il ritardo accumulato è oggettivo. Blutec si è anche detta disponibile ad anticipare il trattamento di cassa integrazione per il prossimo mese, ove ve ne fosse bisogno nelle more della concessione del relativo decreto”.
La Uilm – sottolineano Ficco e Comella – “ha anche chiesto di chiarire in modo definitivo ed ufficiale alcuni possibili dubbi interpretativi sul Jobs Act e sulle ricadute negative che questo potrebbe avere sulla vertenza di Termini Imerese, nella misura in cui prevede una generale riduzione delle ipotesi di ricorso e delle durate massime degli ammortizzatori sociali. Le questioni poste sono due: innanzitutto il Jobs Act riduce la durata massima possibile della cassa integrazione per ristrutturazione a 24 mesi e vorremmo la certezza che l’accordo di Termini, in caso di bisogno, possa beneficiare del vecchio limite più lungo di 48 mesi; è, inoltre, assai dubbia perfino la possibilità di ricevere la indennità di disoccupazione alla fine del periodo di cassa, poiché ora la legge richiede come requisito di accesso almeno trenta giorni di lavoro effettivo nell’ultimo anno, e ciò priverebbe i lavoratori di qualsiasi paracadute in caso di esito infausto; tali novità introdotte dal Jobs Act ci preoccupano, soprattutto, in ragione del fatto che l’avvio della attività produttiva continua ad accumulare ritardi”.
Per quanto riguarda gli altri progetti di reindustrializzazione – aggiungono – “come Mossi-Ghisolfi o Landi, che avrebbero dovuto offrire opportunità ai colleghi provenienti dalle imprese dell’indotto, purtroppo né il Ministero, né la Regione sono stati in grado di fornire alcuna notizia. Il Governo ha commesso un errore nel dare già per risolta la vertenza di Termini Imerese, poiché in realtà molto lavoro è ancora da fare ed anzi le novità del Jobs Act potrebbero rendere il percorso ancora più difficile e duro per i lavoratori. Il fatto che il piano vada avanti, a dispetto delle voci degli scorsi mesi – concludono -, è di per sé positivo, ma le cose potranno considerarsi almeno in parte sbloccate, solo se il Contratto di Sviluppo sarà effettivamente firmato entro il 15 ottobre, come oggi ci è stato promesso a fronte delle nostre richieste”.
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