L’etichetta ricorda il giudice Cesare Terranova mentre il vino proviene da vigneti sequestrati alla mafia castelvetranese: il vino biologico TerraNova è stato presentato domenica scorsa all’interno del Salone del Biologico e del Naturale di Bologna.
E’ un’idea nata dal Presidente della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Trapani, Piero Grillo che ha partecipato alla presentazione insieme agli amministratori giudiziari dei terreni, Giovanni La Bianca ed Elio Collovà.
“Un bene sequestrato non può rimanere abbandonato a se stesso – ha sottolineato Grillo – ecco perché quel vigneto è stato rielaborato in termini di produttività. Il nome dell’etichetta è fortemente simbolico perché ricorda un caro collega che lavorò anche a Marsala, ma significa anche che dai vigneti sottratti alla criminalità è possibile creare un’economia nuova, pulita”.
15 ettari di vigneto, che avrebbero prodotto esclusivamente uve grillo e catarratto da ammassare in cantina, sono serviti a lanciare una fase produttiva che al momento prevede 10.000 bottiglie. L’aspetto agronomico è stato curato da Antonella Ingianni che, durante la presentazione del vino ha spiegato la “normalità” del vino Terranova: ”ll protagonista è il lavoro teso a rendere agronomicamente ed economicamente efficiente un’azienda in sequestro, a farla diventare un’azienda etica e resiliente sia ai cambiamenti climatici che alla crescente richiesta di vino bio”.
La distribuzione del vino TerraNova è curata dall’azienda biologica marsalese I Frutti del Sole, da diversi anni impegnata anche nel recupero di detenuti ed ex detenuti attraverso progetti lavorativi orientati al reinserimento nel tessuto sociale.