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Terremoto, rischio sismico enorme per la Sicilia. Pochi i Comuni a norma

Ogni volta che in Italia c’è un terremoto devastante, come quello che ha colpito in queste ore il centro del Paese, si lanciano gli appelli più disparati sulla prevenzione. Ma in realtà si fa poco o nulla, e la Sicilia è tra le regioni più esposte. Lo conferma, in un’intervista pubblicata dal quotidiano La Sicilia , l’Ordine dei Geologi siciliani. “Nella nostra regione – spiega il presidente dell’Ordine, Giuseppe Collura- le attività di studio sulla microzonazione sismica sono ferme al palo ormai da anni, nonostante consistenti stanziamenti statali legati alle diverse ordinanze del Dipartimento Nazionale di Protezione Civile. Queste somme destinate al finanziamento di un importante strumento di pianificazione e prevenzione e ad interventi di miglioramento sismico degli edifici, sono di fatto ad oggi non spese in quanto i governi regionali che si sono succeduti non hanno dato seguito alle necessarie azioni amministrative”.

Soltanto una prima parte di interventi sono stati effettuati , sino ad oggi solo su 58 comuni della Regione Siciliana dei 282, classificati a rischio secondo la normativa di riferimento, sono stati eseguiti gli studi di microzonazione di primo livello dando seguito alla prima ordinanza del 2010. Da quel momento gli interventi si sono interrotti perché, nonostante le ingenti risorse disponibili, la Sicilia non poteva intervenire con i cofinanziamenti regionali. “L’Ordine Regionale Geologi di Sicilia – conclude Collura – sollecita ancora una volta la politica ed il governo regionale ad attivarsi urgentemente verso un nuovo approccio operativo mettendo la “prevenzione” al centro della strategia di pianificazione territoriale”.

“Nella provincia di Ragusa è atteso ‘statisticamente’ un grosso terremoto che è in ritardo. Secondo le statistiche, infatti, si dovrebbe verificare ogni 300 anni e noi già siamo arrivati a 330 anni. Ma, è bene precisarlo, si tratta solo di statistiche, i terremoti, purtroppo, non si possono prevedere. La Sicilia è tra le regioni a maggiore rischio sismico d’Italia e questo vale soprattutto nella fascia ionica che va da Messina fino a Siracusa e Ragusa e nella zona del Belice, in passato teatro di un evento sismico rilevante”. A dirlo all’AdnKronos è Fabio Tortorici, presidente della Fondazione Centro studi del Consiglio nazionale dei Geologi, dopo il violento sisma che ha colpito nella notte il centro Italia. I Comuni siciliani sono preparati a possibili eventi sismici? “In linea di massima dal 2009 le nuove costruzioni sono sismo-resistenti – spiega l’ex presidente dell’Ordine dei geologi di Sicilia -, lo prevedono le nuove tecniche che sono più stringenti rispetto a quelle prima in vigore. I rischi maggiori sono per i fabbricati realizzati ante 1970. Per quelli andrebbe studiata una forma di prevenzione e di adeguamento sismico. Il che comporterebbe una spesa economica non indifferente: i proprietari dovrebbero stabilire se è meglio rifare una facciata o adeguare i loro fabbricati per fronteggiare eventuali terremoti”. Da anni i geologi si battono per l’introduzione dell’obbligo del fascicolo del fabbricato. “E’ una specie di libretto sanitario dove viene riportato lo stato dell’edificio da tutti i punti di vista, non solo da quello strutturale – spiega -. Il Comune di Roma negli anni passati lo aveva introdotto in via sperimentale ma poiché è una norma impopolare è stata bocciata”. Invece per Tortorici sarebbe necessaria una “maggiore responsabilità” da parte del mondo politico e delle istituzioni per rendere obbligatorio lo studio sullo stato dei fabbricati, indispensabile ad avere “un quadro conoscitivo puntuale”. “Stiamo provando a reintrodurlo a L’Aquila – aggiunge -. Anche a Catania una quindicina di anni il Comune voleva adottarlo ma si scontrò con numerose resistenze e non se ne fece più niente”. Ma a mancare nei Comuni è anche la figura del geologo. “Sarebbe necessario che gli enti pubblici se ne dotassero per avere un quadro conoscitivo” spiega. “Il Comune di Catania, uno di quelli con la densità abitativa tra le più alte d’Italia, ha solo un geologo, così come Messina – dice ancora Tortorici -. Enna e Siracusa neppure uno. Il geologo sarebbe uno strumento per conoscere nel dettaglio il territorio comunale, un elemento indispensabile per una corretta prevenzione, dalla quale siamo parecchio lontani” conclude.


 


 

I terremoti si ripetono spesso in zone già colpite in passato. In Italia, le aree soggette alle scosse più violente sono la Sicilia, le Alpi orientali e i luoghi lungo gli Appennini centro-meridionali, dall’Abruzzo alla Calabria. Dal 1900 a oggi si sono verificati sul territorio nazionale 30 terremoti molto forti (Mw≥5.8), alcuni dei quali sono stati catastrofici.


 

 

 

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